Solo per amore

La vita, l'universo e tutto quanto

Mese: agosto, 2020

Scenario, parte terza

by cristinadellamore

Ho aggiornato anche oggi su Wattpad e trovate qui il nuovo capitolo della storia fantasy della nostra amica Cristina.

Qui di seguito la terza parte dell’incompiuta storia in seconda persona.

Mario Siniscalchi

 

Scenario (3)

“Molto bene, basta solo un po’ di incoraggiamento”. La signorina ti mette il manganello sotto il mento e ti costringe ad alzare il capo. Abbassi lo sguardo più che puoi, e meno male che sei più bassa di una decina di centimetri. Non sai se vale anche qui, ma non si guarda negli occhi un superiore e qui sei tu l’inferiore: a chiunque indossi una divisa e soprattutto non porti un collare.

“Allora, ispezione personale, avanti numero cinque, cominciamo da te”. È procedura standard, ovviamente, e venivi sottoposta alla stessa ispezione ogni volta che uscivi e rientravi in caserma durante il corso; se ne occupavano due ufficiali medici con i capelli grigi dei quali tutti i cadetti erano un po’ innamorati per la gentilezza e le buone maniere. Non osi pensare come potrà essere qui. Marica si muove a passi esitanti, forse ha ancora il fiato corto per la corsa, certamente ha paura; magari non ha idea di cosa significhi quel termine così neutro. Ti azzardi ad alzare lo sguardo e vedi una donna dai lunghi capelli grigi con addosso un camice bianco, poi vedi un tavolone di legno e infine Marica che ad un ordine della signorina ci si stende sopra di schiena e porta le ginocchia al petto. E poi senti Marica che lancia un grido, senti il tonfo del manganello sulla carne e Marica si azzittisce dopo qualche singhiozzo soffocato.

“Numero quattro”, “Numero tre”, “Numero due”, e più o meno è la stessa storia. Le altre ragazze non tornano in riga accanto a te, probabilmente la procedura di accoglienza finisce qui e sono state spedite chissà dove, in cella o in qualche camerata.

“Numero uno”, e adesso tocca a te; riesci solo a pensare che non devi urlare o piangere, ed in un lampo ti trovi sdraiata sul tavolo, il legno è ruvido e umido contemporaneamente e pensi vagamente a tutte le donne che si sono sdraiate qui sopra ed alle malattie che potresti prendere o che forse hai già preso durante la detenzione preventiva e gli interrogatori che iniziavano, inevitabilmente, con lo stupro di gruppo. La donna dai capelli grigi incombe su di te, ti guarda negli occhi con due profondi occhi neri, si lecca lentamente le labbra e altrettanto lentamente infila tre dita dentro di te, fino in fondo e senza preavviso. Non senti dolore, istintivamente hai piegato le gambe, alzato le ginocchia e spalancato le cosce e in fondo le dita della donna sono più sottili di tutto quello che ti hanno infilato lì dentro dall’arresto agli interrogatori, dal processo alla condanna.

La donna fruga ancora un po’ sempre guardandoti negli occhi poi esce da te con un sorriso, scuote il capo e ti infila due dita dietro, con tutta la sua forza. Ti mordi le labbra. Forte, fino a sentire il sapore del tuo sangue; così riesci a sostenere lo sguardo della donna che si lecca di nuovo le labbra, spinge e scava con foga ma con metodo lì dove sei più sensibile. Capisci che a questa donna piace fare del male ed ha una grande esperienza; molto probabilmente è davvero un medico. Riesci anche a non piangere come ti sei imposta di fare. E quando la donna toglie finalmente le dita ti senti assurdamente fiera di te. Poi te ne vergogni e ti spaventi, perché ti sei appena fatta una nemica, e non ne hai certamente bisogno. Lo capisci perché la donna ti guarda sempre negli occhi e cogli un luccichio che può solo significare guai in vista; dovrai restare qui per un tempo molto lungo e non le mancheranno le occasioni per fare le sue vendette.

“Avanti numero uno, di corsa”. L’ordine della signorina è secco ma senti il sorriso nella voce, forse la donna dai capelli grigi non è così popolare nemmeno tra il personale in servizio. Corri lungo un altro corridoio scavato nella roccia viva di questa montagna fino a quando sbuchi in una camerata che assomiglia a quella della Scuola Allievi Ufficiali, con le brande a castello ed i piccoli armadietti, l’odore di disinfettante e di sudore. Soltanto, non ci sono finestre, le porte hanno le serrature all’esterno e le donne in doppia linea di fila, contro la parete in fondo, non indossano l’uniforme da campo o quella da fatica ma solo un collare come il tuo. Capisci che sei stata assegnata qui ed il tuo l’addestramento prende il sopravvento, ti fa scattare sull’attenti e presentarti alla ragazza che sta facendo l’appello, nuda come le altre ma rivestita di una certa autorità. Rasata a zero, gli occhi azzurri e gli alti zigomi da slava, ti sovrasta di almeno quindici centimetri, e tu sei una donna alta, eri la più alta del tuo corso. La ragazza quasi ti ride in faccia e prima di dirti qualcosa ti squadra dalla testa ai piedi e non sembra contenta di quello che vede.

Un premio che vale per tre

by cristinadellamore

Stasera tocca ad un vecchio tag, come andava di moda all’epoca.
La nostra amica Cristina li ha sempre presi seriamente, per il rispetto dovuto all’inventore ed ai partecipanti al gioco.

Mario Siniscalchi

Solo per amore

liebster-award-2014

I premi sono come le ciliege, uno tira l’altro: Umanoalieno (si chiama proprio così, e lo ringrazio) mi ha nominata per il “Liebster Award 2014”: un award assegnato ai blog con meno di 200 followers. Ha nominato anche mia moglie ed il mio altro blog, tra l’altro: diciamo che questo post vale per tre.

Allora, è una specie di catena di Sant’Antonio ma fa sempre piacere: quindi accetto e vado avanti, elencando le regole del premio:

1) Posta l’immagine del premio sul tuo blog;
2) Ringrazia chi ti ha nominato e linka il suo blog;
3) Racconta 11 cose su di te;
4) Nomina 11 blog con meno di 200 follower, che ritieni meritevoli del premio;
5) Rispondi alle domande di chi ti ha nominato e fanne altrettante a chi nomini tu.

Ho già dato corso ai punti 1) e 2), quindi passo direttamente al punto 3.

Le mie…

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Scenario, parte seconda

by cristinadellamore

Ho pubblicato qui il nuovo capitolo della storia fantasy della nostra amica Cristina, e qui di seguito trovate la seconda parte dell’inedito; è affascinante, peccato sia incompiuto.

Mario Siniscalchi

SCENARIO (2)

“Dobbiamo restituire al campo di transito tutto quello che avete addosso. E facciamolo in fretta, ragazze, non voglio quegli scimmioni nel mio campo un minuto in più del necessario. Braccia in avanti”.

Obbedisci, obbedite. Un rumore di scarpe pesanti e nel tuo campo visivo entra una ragazza bionda, i capelli legati in una piccola coda, in una tenuta da combattimento grigio ferro che le sta a pennello, stretta alla vita da un pesante cinturone di cuoio dal quale pendono pistola e pugnale.

La bionda guarda la donna, ne ha un cenno di assenso e toglie rapidamente le manette dai vostri polsi. Strano sensazione non sentire più il peso del metallo alle braccia. All’ordine della donna vi voltate di nuovo faccia al muro: la bionda vi libera anche le caviglie; tu senti anche una leggera carezza sul polpaccio e ti sembra di aver sognato.

“Via quegli stracci di dosso, ragazze. Non è che possiamo fare tutto noi”. Togliere la tunica è semplice e veloce, basta lasciarla scivolare di dosso. Le guardie del campo di transito non si prendevano neanche questa pena prima di servirsi di te e delle altre prigioniere, in realtà hai addosso questa tela consunta da un mese e ti sembra strano trovarti nuda. Senti risuonare uno sculaccione e stavolta la vittima non sei tu ma la ragazza in fondo alla fila che una volta ti ha detto di chiamarsi Marica.

“Si tratta così un bene dello Stato? Raccoglietele e piegatele ordinatamente”. Rabbrividendo perché senti di nuovo improvvisamente freddo ti chini a raccogliere la tunica e prendi uno sculaccione a tua volta.

“Non siete in un bordello, muovetevi composte, piegate le ginocchia e non la schiena!” Esegui, eseguite e porgete le tuniche ben piegate sulle braccia tese alla biondina che passa quasi di corsa e le raccoglie una dopo l’altra; apparentemente non è disgustata dalla sporcizia e dal cattivo odore. È una tua impressione o ti ha lanciato un altro sguardo e rivolto un sorriso?

“Bene ragazze, c’è un ultimo compito burocratico. Dirò il vostro numero e voi vi inginocchierete con le mani sopra la testa. Prigioniera 9909”. È Marica. Gli occhi fissi davanti a te non vedi cosa sta facendo la donna, senti però il rumore di metallo contro metallo e lo scatto di un lucchetto.

“Prigioniera 1970”. Questa non ti ha mai rivolto la parola, non è più una ragazza, potrebbe avere il doppio della tua età.

“Prigioniera 4403”. È poco più che una bambina, la hai tenuta tra le braccia mentre piangeva e sanguinava ed è stato il momento più brutto fino ad ora, peggio di quando in caserma ti hanno sodomizzata con i manganelli perché non volevi confessare. E non sai nemmeno come si chiami perché da quel momento non ha mai più detto una parola.

“Prigioniera 5525”. La ragazza straniera accanto a te, una statua d’ebano con il portamento di una regina, mai piegata, mai domata. Ora potresti dare un’occhiata ma hai paura di essere scoperta e punita ed hai paura di scoprire cosa ti aspetta. Senti la ragazza protestare e poi scoppiare in lacrime e ti tremano le gambe.

“Prigioniera 7271”. Ti inginocchi cercando di dominare la paura, vedi le mani della donna incredibilmente curate, dalle unghie aguzze e coperte di luccicante smalto rosso sangue, e vedi un alto, pesante collare di ottone che brilla nelle luci forti di questa stanza. È un attimo, ti viene posto alla gola e viene chiuso con un grosso lucchetto. Non stringe ma pesa sulle scapole: o è solo una impressione? Temevi di peggio o è questo il peggio? Non lo sai, e gli occhi ti si riempiono di lacrime.

Freddo

by cristinadellamore

Probabilmente questa castissima immagine della nostra amica Cristina e della sua lei – Stella – che si stringono per scaldarsi sotto il piumone è una delle più belle storia di amore che ci è stata regalata.

Mario Siniscalchi

Solo per amore

Siamo passate da una tarda primavera ad un autunno inoltrato.

Dentro casa, poi, in attesa che si accenda il riscaldamento condominiale, c’è una specie di microclima artico. Quindi niente glamour, lasciamo perdere l’eleganza, e andiamo di calzettoni di lana e felpe di pile.

Anche il nostro letto, quando troviamo il coraggio di infilarci sotto il piumone, all’inizio è gelato. Lei ha rinunciato a leggere prima di addormentarsi, si rincantuccia in posizione fetale e vedo solo, accanto a me, magra come è, un ciuffo di capelli castani che spicca sul cuscino bianco, e allora mi stringo a lei e ci riscaldiamo assieme.

Io sono anche terrorizzata dal mattino dopo, quando bisognerà affrontare il breve corridoio gelato che conduce in bagno, ma poi la sento calda e morbida tra le mie braccia e, dopo un po’, non ci penso più.

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Primo anniversario

by cristinadellamore

Un anno fa cambiava tutto.

La nostra amica Cristina e la sua lei – Stella – partivano insieme per il viaggio più lungo; io stapperò una buona bottiglia e brinderò alla loro salute. Qui di seguito la prima parte di una storia incompiuta, il titolo è “Scenario”, ma probabilmente è provvisorio.

Mario Siniscalchi

 

SCENARIO

Le porte del furgone si aprono e una mano di ferro ti prende per una spalla e ti tira giù.

Sei la più vicina allo sportello, sei stata l’ultima a salire e quindi sarai la prima a scendere; dietro di te le tue compagne di sventura, senti colpi di tosse, sternuti e lamenti, è stato un viaggio lungo, pieno di scossoni che facevano penetrare sempre di più nella carne i ferri che portate ai polsi ed alle caviglie

Finalmente scendi barcollando. Hai fame e sete, e sei scalza nella neve, manette e ceppi alle caviglie. In uno sferragliare di catene guidi la fila delle prigioniere attraverso un cortile gelido e buio, incitata con urlacci ed insulti dalle guardie che ti pungolano alle reni con i loro bastoni di legno ricoperti di lucido cuoio nero.

Come sei vestita? Come le altre, una tunica grigio ferro sino alle ginocchia che ti lascia le braccia nude, e la pelle ti si accappona per il gelo che ti colpisce da ogni parte. Non ti hanno dato altro, non ti hanno permesso di lavarti nella prigione di transito in cui sei stata rinchiusa per due settimane e ti hanno nutrita con minestra acquosa e poco pane; come le altre donne che non hai potuto neanche guardare in faccia – eravate sempre in penombra – sei sporca e affamata e spaventata e capisci benissimo che qui sarà anche peggio, se possibile

Le guardie sono ben coperte da pesanti cappotti, pantaloni infilati negli stivali e berretti di lana; impugnano i bastoni con le mani guantate ma non hanno voglia di restare al freddo e ti ordinano di fare più in fretta. Con le caviglie incatenate inciampi e quasi cadi, meritando una raffica di insulti ed una scarica di bastonate sulle reni, e finalmente tra bastonate ed insulti varchi la soglia e devi strizzare gli occhi alla luce forte cui non sei più abituata.

Ancora mezza abbagliata ti godi per un istante l’inatteso tepore che ti circonda, poi un ceffone ti scuote e riempie la bocca di sangue. Le orecchie ti ronzano, vedi le stelle e in tutto questo una voce femminile, brusca ma non brutale ti dà un ordine :”Non abbiamo tempo da perdere, ragazzina, avanti, faccia al muro e sull’attenti”.

Soggiogata ed ancora più stordita obbedisci rendendoti vagamente conto che le altre ragazze ti stanno seguendo dallo scalpiccio dei piedi nudi sul pavimento di pietra grezza.

“Bene, imparerete in fretta l’obbedienza, qui, perché è l’unico modo di sopravvivere”. Sempre la stessa voce femminile, stavolta venata da un sorriso. “Voltatevi , fronte a me”.

Davanti a te, una donna alta e bruna, i capelli raccolti in una severa crocchia, occhi neri e penetranti dietro occhiali dalla pesante montatura di corno, labbra rosse e carnose ; il colorito è scuro, come se fosse stata a lungo al sole di recente, cosa impossibile qui ed in questa stagione. Un altro schiaffone e sbatti addirittura la nuca sulla parete alle tue spalle e senti colare il sangue dal capo sul collo e lungo la schiena. E la voce della donna: “Tieni gli occhi bassi, prigioniera 7271”.

Barcolli un po’ per il dolore, abbassi lo sguardo e rispondi come puoi dicendo sì Signora. Ora vedi una camicia bianca di taglio maschile ben riempita sul petto ed una gonna nera al ginocchio aderente sui fianchi ad anfora.

“Così va meglio”, dice la donna che vedi indietreggiare appena. Adesso vedi i polpacci torniti ed i piedini messi in evidenza da eleganti decolté nere. Ti sembra assurdo, non porta le calze qui, in montagna ed in pieno inverno.

L’è el dì di Mort, alegher

by cristinadellamore

La nostra amica Cristina ci racconta di un 2 novembre in Basilicata, con l’empatia che dedica a tutti che la circondano.

Mario Siniscalchi

Solo per amore

Non sono particolarmente religiosa, e neanche lei, ma il due di novembre, giù in Basilicata, nel paesino dei suoi nonni, mi commuove sempre.

C’è questo piccolo cimitero, dominato da una chiesetta in cui possono stare sì e no venti persone, ad un paio di chilometri dal paese, che già dalla sera del giorno prima è illuminato dalle fiamme tremolanti di tante candele  A metà mattino parte la processione, guidata dal parroco, ed una buona parte degli abitanti si incammina prima per le stradette del borgo, poi per la provinciale, e ci si mette quasi una mezz’ora. E’ una bella passeggiata, tutta in discesa; il ritorno è molto più faticoso, tanto è vero che molti si fanno seguire in macchina per evitare la risalita.

Ci siamo andate anche noi, stavolta, imbacuccate per proteggerci da un’arietta gelida, una accanto all’altra, e attorno a noi paesane in nero con lo scialle in testa…

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Richieste e sondaggi

by cristinadellamore

Qui il nuovo capitolo della storia fantasy della nostra amica Cristina.

Su una pennetta USB ho trovato anche, seminascosto sotto un titolo più che neutrale (Scenario), l’inizio di una nuova storia lunga, curiosamente narrata in seconda persona; comincia così:

 

“Le porte del furgone si aprono e una mano di ferro ti prende per una spalla e ti tira giù

Sei la più vicina allo sportello quindi la prima a scendere ; dietro di te le tue compagne di sventura, senti colpi di tosse, sternuti e lamenti, è stato un viaggio lungo, pieno di scossoni che facevano penetrare sempre di più nella carne i ferri che portate ai polsi ed alle caviglie”.

 

Penso che dovrei pubblicarla, anche se è palesemente incompleta. Qualche suggerimento?

Mario Siniscalchi

Asfalto bagnato

by cristinadellamore

Da troppi anni viaggio da solo sul mio scooter che mi porta in ufficio, un percorso più breve di quello della nostra amica Cristina e della sua lei – Stella – per non provare almeno una punta di invidia.

Mario Siniscalchi

Solo per amore

Acquerugiola per tutta la notte ed anche in una specie di alba uggiosa e molto autunnale, e allora fuori dall’armadio le tute arancione che ci danno l’aspetto di viaggiatrici interstellari e che detesto perché quando mi siede alle sue spalle sulla moto e la abbraccio non riesco a sentire il suo corpo.

Lei ha guidato con molta attenzione, usando le marce basse, schivando le più evidenti rughe dell’asfalto ed evitando le buche più dure. Probabilmente ci abbiamo messo più tempo degli altri giorni, anche perché il traffico mi è sembrato più pesante e più confuso, ed ogni tanto lei doveva mettere un piede a terra per cercare un varco tra le macchine che si ammucchiavano lungo i quasi venti chilometri di strada che ogni mattina percorriamo; e insomma, quando finalmente mi ha depositata davanti all’ufficio ed ha rialzato la visiera del casco per baciarmi l’ho vista pallida e tesa.

Io…

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Ripresa

by cristinadellamore

Ho saltato una domenica e me ne scuso: qui trovate il nuovo capitolo della storia fantasy della nostra amica Cristina.

Sto pubblicando anche la storia di Stella – la lei di Cristina; la trovate qui, sempre su Wattpad, o se preferite potete andare sul blog.

Mario Siniscalchi

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