Anche stasera ho aggiornato Wattpad e pubblicato il nuovo capitolo della storia fantasy della nostra amica Cristina; qui di seguito, invece, la quinta parte della storia incompiuta.
Mario Siniscalchi
Scenario (5)
“Lavorerai con me, oggi. Io sono Zero Diciotto, e tu?”, ti chiede la donna. Adesso che puoi guardarla bene capisci che ha la tua età e che non sfigurerebbe in un reparto delle Forze Speciali, come quello che hai comandato in un’altra vita, non solo per il fisico ma anche per il cervello. Stai per rispondere meccanicamente dicendo il tuo nome, ti interrompi quando hai già la bocca aperta, ricordi gli aghi di ferro roventi che hai provato l’ultima volta che lo hai pronunciato e rispondi a tono dicendo di chiamarti Due Settantuno.
In collegio, in Accademia, poi alla Scuola di Applicazione, dappertutto da quando riesci a ricordare, il principio era quello dell’addestramento per imitazione; le altre della squadra sembrano sapere cosa fare, tu ovviamente no: non hai che da fare quello che fa Zero Diciotto. Senza sforzo apparente la donna solleva un moncone di rotaia che sarà lungo due metri, lo bilancia e lo mette sulle spalle come fosse un giogo, per avviarsi verso un arco scavato nella roccia che non è quello dal quale siete arrivate.
Vuoi imitarla: afferri a tua volta quello che sembra uno scaldabagno industriale, più alto di te, lo cingi con le braccia e lo alzi. In realtà ci provi, con tutte le tue forze, ma non ci riesci, anche se impieghi tutta la tua forza, usi correttamente le gambe e le reni e non ti arrendi finché non ti sembra che i muscoli stiano per staccarsi dalle ossa. Con la testa che ti gira e le gambe improvvisamente molli resti abbracciata a quell’enorme cilindro smaltato e macchiato di ruggine e cerchi di tenere sotto controllo il battito del cuore ed il respiro. E pensi che un salto da quel parapetto potrebbe essere la soluzione migliore, e chi se ne frega delle altre, sono sopravvissute e sopravviveranno anche ad un’altra punizione.
“Ti aiuto io”. Zero Diciotto ti è arrivata alle spalle e tu non te ne sei accorta; in altre circostanze ti vergogneresti ma in questo istante non ci pensi. Pensi solo che ti stanno offrendo aiuto, per la prima volta da quando sono arrivati due ufficiali e ti hanno portata via dalla tua vita precedente e ne sei assurdamente felice. La donna mette in moto la sua muscolatura compatta ed in due riuscite ad alzare il peso. Tu barcolli un po’ anche se è Zero Diciotto che sopporta la maggior parte del carico. Riesce anche a parlare mentre marciate e finalmente cominci a capire cosa ti aspetta: niente di buono, probabilmente peggio di quello che potevi immaginare.
Mentre tu ansimi e ti affanni Zero Diciotto parla come se fosse seduta davanti ad una buona tazza di caffè e ti spiega che qui, su quella specie di terrazza, vengono depositati tutti i materiali suscettibili di riciclaggio. La squadra cui ti hanno destinata li lavora prima che vengano spediti alle aziende. Lavorarli significa raggrupparli secondo la natura, smontarli se, come quello che state portando assieme, sono composti da parti diverse, ridurli a rottami di una certa dimensione, tenere da parte le componenti che possono essere direttamente riutilizzate. Tutto praticamente a mani nude e con una quota da raggiungere, altrimenti si viene punite con la frusta e con il taglio delle razioni.
“Alla Signora piace moltissimo usare la frusta, te ne accorgerai. Ogni sabato veniamo riunite per assistere alle punizioni e se ci sono meno di cinque di noi da frustare la Signora è di pessimo umore per tutta la settimana successiva”. Preferisci non immaginare come possa essere il pessimo umore della Signora.
Intanto siete arrivate in uno stanzone dove altre donne stanno lavorando: gli occhi un po’ appannati dalla fatica vedi che in tre stanno smontando un vecchio televisore a tubo catodico, le mani sanguinanti alle prese con viti e bulloni. In un angolo una Signorina dall’aria annoiata, quasi in posizione di riposo, ti scocca un’occhiata per poi disinteressarsi di te. Giusto, sei una come tante. Posate delicatamente il vostro carico sul pavimento in pietra e Zero Diciotto riparte quasi di corsa. Tu la segui come puoi, la testa che ti gira un po’ ed il fiato corto. Dovresti mangiare e soprattutto bere ma non sembra possibile.
“Dai, Due Settantuno, continuiamo a lavorare”. Risparmi il fiato e fai cenno di sì col capo; vedi la donna che afferra una lastra di metallo arrugginita e dai bordi taglienti e la imiti, anche se sei terrorizzata: hai paura di tagliarti, hai paura di cadere, hai paura di tutto, ma Zero Diciotto ha un entusiasmo contagioso ed un vigore più che sorprendente. Al piccolo trotto vi avviate e nel frattempo ha il tempo spiegarti che distribuiranno zuppa e pane all’imbrunire e che se hai sete provare a chiedere ad una Signorina.
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