Lei mi raggiunge ma non si avvicina più di tanto, e sì che avrei proprio voglia di un altro abbraccio, e non solo. “Vediamo”, sentenzia, “visto che è venerdì domani vai in ufficio in jeans, maglione e scarpe da ginnastica, in borsa metti il tailleur pantalone leggero e vedrai che ti avanzerà spazio per un paio di camicette. Prova, amore, io torno subito”, e sparisce nel bagno. Come sempre ha ragione; dentifricio, spazzolino, smalto, rossetto e tutto il resto vanno nella borsetta, ovviamente, e la borsa sembra addirittura vuota. Sento il suo profumo, mi volto e trovo lei alle mie spalle, ad un niente da me: ha tolto la felpa, ha tenuto addosso i jeans vecchi e stinti, mi abbraccia e mi trascina sul letto. “Mettiti al lavoro”, mi dice, “poi andremo a dare la buonanotte a mia cugina”. Il nostro viaggio comincia adesso, con quasi un giorno di anticipo.
So cosa devo fare, e sento la sua risata di piacere prima ancora che, in cucina, parta la lavapiatti; la fretta non è sempre cattiva consigliera, e lei è d’accordo, non le ho nemmeno sbottonato i jeans e so che, più tardi, potrò stringerla di nuovo. Non solo. “Non preoccuparti”, mi rassicura, “i giocattoli li porto io”. Sono molto più tranquilla.
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