Solo per amore

La vita, l'universo e tutto quanto

Mese: gennaio, 2022

Lunga vita alla Regina (4)

by cristinadellamore

Seconda domenica di carnevale con pigrizia ed uggia addosso, forse colpa del cielo grigio dopo giornat3 fredde ma limpidissime.
Anche oggi ho pubblicato la storia fantasy della nostra amica Cristina e restate collegato perché in settimana c’è il nuovo capitolo della storia incompiuta. Non è ancora finita, per fortuna.

Mario Siniscalchi

Storie di Elfi e di Uomini

La Regina si mosse molto lentamente: l’Elfa teneva ancora la lama della spada contro la pelle, lì dove era più sottile, e sembrava dovesse tagliarsi da un momento all’altro. Le mani tremanti, accarezzò il turgido membro per tutta la lunghezza che le parve infinita.

“È caldo, e vellutato, è bellissimo”, disse tenendolo tra le dita.

“Non dovresti parlare se non sei interrogata, amica mia, ma per questa volta ti perdono. Non vorresti anche baciarlo? Guardalo bene, sulla punta ha una piccola bocca che ti cerca”.

“Sì, mio bell’ufficiale, desidero farlo. Posso? Me lo permetti?”.

Senza attendere risposta, la Regina posò le labbra tumide sulla punta del turgido membro che Belladonna le offriva. L’Elfa provò immediatamente una forte scossa in tutto il corpo: oltre al piacere offerto da quella bocca vorace, era dal potere ad essere invasa, quel potere che la Regina non poteva più trattenere e che tendeva a raggiungere…

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Privo di titolo (8)

by cristinadellamore

Il nazista fa qualcosa con il braccio, nella penombra, e con un percettibile sfrigolio si accende un’altra fila di lampade, ancora più fioche, sulla parete più lontana in fondo all’ambiente ed ecco i sub, in ginocchio sotto le luci, le spalle al muro. Sono nello stesso ordine nel quale sono usciti dal salone e lei è la prima alla mia sinistra, poi tutti gli altri, composti ed eleganti in posizione di attesa, seduti sui talloni, gli avambracci sulle cosce con i palmi delle mani rivolti verso l’alto, le ginocchia larghe ad esporre il sesso. Sono belli e lei è la più bella di tutti; mi rendo conto che sono incatenati al muro, le maglie delle catene luccicano partendo dai collari per congiungersi agli anelli bruniti infitti tra le pietre antiche. Per un istante la cosa mi eccita, poi mi rendo conto che dei sub non dovrebbero essere trattati così e mi auguro sia solo per dare spettacolo. Muovo il primo passo verso di lei e sono superata in tromba dal cinquantenne che rinuncia alla dignità di Dom e quasi mi taglia la strada per raggiungere più in fretta la sua sub, dietro di noi gli altri Dom si irritano ma io non me ne curo, arrivo finalmente ad un passo da lei, accarezzo una guancia che trovo gelida, sfioro le tette impennate e sovrastate dai capezzoli dritti come chiodi e finalmente porgo la mano da baciare. Si tratta di un gesto che ho provato e riprovato e non ne sono mai rimasta davvero soddisfatta; certo, ho sempre davanti agli occhi quello di lei, elegante e severo e gentile nello stesso tempo, e il mio alla fine non ne è che una patetica imitazione. Però quando sento le labbra di lei sul dorso prima, sul palmo poi, non me ne preoccupo più: anche perché lei prende a dardeggiare la lingua sul palmo della mia mano e so che è un segnale per me, vuol dirmi che va tutto bene, che è felice di essere qui per me e con me e che non devo preoccuparmi. Figuriamoci, certo che mi preoccupo, anche perché vedo che le catene sono molto tese, i sub non potranno neanche sdraiarsi per dormire se li lasceranno legati qui, e domani sarà una giornata impegnativa. Poi decido di non pensarci e di godermi la devozione di lei, sfioro i capelli e la desidero ancora di più, e non vedo l’ora di dare da mangiare a lei con le mie mani: prendendoli da me apprezzerà ancora di più i bocconcini che ci hanno servito nel salone.

Senza il minimo rumore, mentre sono così concentrata su di lei, e prendo e do amore, affetto e condivisione, arriva finalmente la cameriera con il suo carrello dalle ruote perfettamente lubrificate; mi guarda con aria indifferente poi fa una specie di riverenza mettendo in bella mostra un paio di tette di tutto rispetto, sottolineato dalla scollatura dell’uniforme. Sul carrello non ci sono tartine o cose simili, c’è solo un pentolone fumante che scoperchio con cautela: dal profumo, si direbbe brodo bollente, molto ricco di grasso e forse anche troppo salato, una prova in più per i sub; lo so, lei mi ha già spiegato che fa parte del gioco, soffriranno la sete fino a domani mattina. Cosa devo fare? Guardo lei che tiene disciplinatamente gli occhi bassi e mi sembra annuisca. Chiedo scusa silenziosamente a lei, prendo il pesante mestolo che nella mezza luce di questo donjon luccica cupamente e lo avvicino alle labbra di lei dopo averlo riempito a metà. “Grazie, Madame”. Da quando siamo arrivate qui sento per la prima volta la voce di lei, che mi ringrazia dopo aver bevuto. Quanto era? Era abbastanza? Le porgo di nuovo il mestolo con una mezza razione di brodo che pesco dal fondo del pentolone nella speranza che sia più nutriente, di nuovo lei beve e mi ringrazia e sì, adesso basta, d’altronde siamo le ultime, gli altri sub hanno già avuto la loro parte; la camerierina si allontana ancheggiando un po’ troppo ed il nazista ci richiama all’ordine, specialmente il biondo che sembra affascinato dalla danza di un paio di natiche sotto il tessuto nero della gonna stretta. Abbiamo avuto il cocktail, è il momento della cena, a quello che capisco: non vorrei lasciare qui lei, vorrei accovacciarmi per baciare quelle labbra sottili e sentire il noto sapore della bocca che amo, poi leccare e mordicchiare i capezzoli che anche stasera sono sporgenti, e duri come diamanti, e sensibili come petali di rosa. Non posso farlo, ne va della mia dignità di Dom, ma posso accarezzare le labbra e le tette di lei prima di porgere nuovamente la mano da baciare: io amo lei, lei lo sa benissimo, e quindi anche stasera va tutto bene.

Lunga vita alla Regina (3)

by cristinadellamore

Stamattina mentre co0rrevo sono s5ato raggiunto e superato da due gi0vani d0nne che sembravano volare per il loro passo leggero ed elegante. Ho provato a tenere il loro passo ma erano molto più veloci di me. Correndo piangevo, e mi sono svegliato in lacrime.
Trovate qui di seguito la nuova parte della storia fantasy della nostra amica Cristina, che ho pubblicato sul blog dedicato.

Mario Siniscalchi

Storie di Elfi e di Uomini

Belladonna non perse tempo a chiedersi come e perché la Regina, la sera prima tanto esperta e vogliosa, ora si comportasse come una vergine al cospetto dello sposo subito dopo le nozze; senza lasciare la presa su quel punto incorporeo all’interno di lei, snudò lentamente la spada tenendo gli occhi fissi in quelli viola della Donna che aveva davanti, sgranati per l’attesa e l’eccitazione: vi lesse tutto questo, ed anche un po’ di paura. Il Potere che scorreva sempre più copioso nel corpo della Regina prese a congiungersi col suo. Restava però un’entità distinta che si aggiungeva senza sommarsi e renderla più forte.

“Inginocchiati, amica mia, e ti insegnerò tutto quello che devi imparare”.

La Regina obbedì e Belladonna prima le carezzò i capelli, poi appoggiò la spada, con la lama di piatto, sulla sua spalla, facendola sussultare.

“Mi ferirai con quella lama, bell’ufficiale? Ti prego, non farmi male, sarò…

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Privo di titolo (7)

by cristinadellamore

L’ometto in palandrana, che continua ad ingurgitare quantità incredibili di cibo, apre un altro fronte e devia l’attenzione dei Dom da me. Insomma, brevissima discussione e siamo tutti d’accordo, ai sub bisogna imporre con una certa frequenza tutte le pratiche che a loro piacciono meno: per mantenere la disciplina, ci racconta soddisfatto, non bastano le frustate e lui ottiene ottimi risultati con gli spilloni, ne avremo una dimostrazione, promette, prima di rimettersi a mangiare a quattro palmenti. Il biondo lo guarda con un certo disgusto prima di confessare che il suo sub è un masochista puro e non c’è pratica che non sopporti quasi con gioia; l’unica cosa di cui ha paura, incredibilmente, è di essere rinchiuso, quindi viene tenuto in un sottoscala minuscolo e buio almeno una notte a settimana, così che quando esce è ridotto ad uno straccio ed è il ritratto dell’obbedienza.

La quarantenne mi guarda incuriosita da qualcosa ma prima che possa aprire bocca viene cortesemente interrotta dal ritorno dei maggiordomi nazisti, che si schierano in fila davanti a noi e ci dedicano un inchino con commovente sincronismo. Contemporaneamente la musica in sottofondo sfuma, e le camerierine, lì dove si trovano, fanno un’aggraziata riverenza e spariscono quasi di corsa. Mi sto chiedendo cosa stava per dire la quarantenne e se il cinquantenne mi stia così vicino da sfiorarmi per caso o premeditazione, poi non ci penso più. Anche perché il portavoce dei nazisti, che poi è il concierge che ci ha accolte, ci ricorda che è il momento di portare il nostro saluto ai sub – o meglio di riceverne l’omaggio – prima di metterli a letto; se vogliamo, una cameriera porterà un carrello con qualcosa da mangiare, e facciamo tutti cenno di sì: nutrire i sub è nostro diritto, dovere e privilegio. Quindi, conclude, se le signore ed i signori vogliono seguirlo, li condurrà nelle segrete.

Il corridoio attraversa, mi sembra, tutta la lunghezza della villona e conduce ad una scala a chiocciola. Io mi sono trovata accanto al biondo palestrato col quale ho scambiato due parole e qualche banalità ed ho scoperto che questo Dom va a cercare i sub in posti abbastanza improbabili: quello che adesso aspetta da qualche parti qui sotto arriverebbe direttamente da un campo profughi in Libano, secondo lui, e tra sei mesi verrà sostituito. Insomma, il biondo fa anche del bene, si tratta di gente che fugge dalla fame, dalla dittatura, dalla miseria, cosa vuoi che sia qualche frustata. Nello scendere la scaletta il biondo mi cede educatamente il passo interrompendo la spiegazione, e meno male: mi stava dicendo che ha opzionato, dice proprio così, una dodicenne dagli occhi enormi ed attende solo che la ragazzina veda il suo primo sangue. Ho un brivido: quest’uomo deve essere malato, accidenti a lui, le bambine vanno lasciate crescere in pace. Già, in pace nel calderone del Vicino Oriente: magari starà meglio qui, questo Dom sembra esperto e capace e comunque penso che dovrò parlarne, non appena possibile, con lei, e magari ci faremo venire un’idea.

Già a metà delle scale si sente il freddo e l’umido del sotterraneo, simile a quello del nostro donjon nelle giornate di tardo autunno, con qualcosa di diverso. I miei tacchi, dopo l’ultimo gradino, affondano nel pavimento di terra battuta e c’è pochissima luce, lampadine fioche alle pareti in mattoni nudi, soffitto basso a volta: siamo in un locale ampio e palesemente inospitale e istintivamente ci stringiamo l’una all’altro, gli occhi fissi sul nazista che ci guida e poi, una volta adattata la vista alla penombra, sulla camerierina che chissà da dove è sbucata ma ci aspetta, col suo carrello, sotto una delle lampade a parete. Per quanto assurdo non sembra fuori posto, e nemmeno noi.

Lunga vita alla Regina (2)

by cristinadellamore

In una domenica fredda e luminosa ho pubblicato la nuova parte della storia fantasy della nostra amica Cristina, e mi chiedo ancora una volta cosa sia accaduto a Wattpad, che dopo anni e anni8 si è accorto che le storie – anche quella della sua lei, Stella – erano per adulti e raccontavano tanto sesso. Poco male, magari qui lo leggeranno meglio i vecchi amici che la conoscevano e ne sentono la mancanza.

Mario Siniscalchi

Storie di Elfi e di Uomini

Ad un cenno di Belladonna Tessa fece scorrere i catenacci per poi riprendere il suo posto, di guardia lungo il corridoio. L’Elfa spinse la porta che si aprì con un cigolio, entrò nella cella e fissò in silenzio la Regina; la Regina ricambiò lo sguardo e con un brivido Belladonna sentì il potere dentro di lei protendersi per cercare la traccia che restava nella Regina. Gli occhi castani fissi in quelli viola, l’Elfa provò a controllare il potere e si accorse che obbediva docile, avvolgendo il corpo della Regina come una lunga sciarpa di seta delle Isole del Sud, quella che usava, una vita prima, per fasciare la Bastarda dalla testa ai piedi prima di giocare con lei quando voleva che non si muovesse e non sentisse il tocco delle sue dita.

La Regina si alzò in piedi: non di scatto, ma con un movimento elegante e pigro che a…

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Privo di titolo (6)

by cristinadellamore

Avete atteso un giorno in più e me ne scuso. Ecco il nuovo capitolo dell’inedito della nostra amica Cristina.

Mario Siniscalchi

Mi sento abbastanza forte e potente da affrontare la conversazione con gli altri Dom, in una mano una tortina un po’ troppo salata, nell’altra un calice di vino bianco così profumato da essere quasi stucchevole. Chiacchiero con la quarantenne ed il cinquantenne dagli occhi verdi e scopro che questa villa in genere ospita matrimoni e incontri aziendali (la quarantenne le chiama conventions sottolineando  la “s” del plurale e meritandosi un’occhiata derisoria del cinquantenne), ma una volta al mese organizzano un evento come questo del quale i due sono ospiti abituali e ogni volta, giurano entusiasti mentre affrontiamo un flusso ininterrotto di finger food davvero modesto, viene proposto qualcosa di nuovo e di eccitante. Io mi limito ad annuire fingendomi educatamente incuriosita: in realtà sto pensando a lei, mi piacerebbe raggiungerla e farle assaggiare qualcosa dalle mie mani. Mi basta pensare a lei e mi brillano gli occhi: il cinquantenne fissa nelle mie le sue iridi verdi e cambiando improvvisamente discorso mi chiede da quanto tempo ho la stessa sub. La quarantenne mi evita di rispondere facendolo al mio posto e con una risatina un po’ forzata dichiara che un sub è come il pesce e dopo un po’ puzza, quindi non più di due mesi. Nella conversazione interviene il biondo, che si è avvicinato alle mie spalle ma per fortuna si tiene abbastanza lontano da lasciarmi lo spazio necessario per girarmi e fronteggiarlo: dice che un sub devoto e obbediente è merce rara, quindi una volto trovato – e addestrato come si deve – va invece tenuto stretto. In fondo, aggiunge, è solo questione di creatività, da applicare e utilizzare per non annoiarsi.

Scopro inoltre che il biondo, così come l’ometto in palandrana e come me, è qui per la prima volta e si augura che tutto quello che ha sentito raccontare di questo posto sia vero; comunque, conclude, ha portato le sue corde e intende dare una bella dimostrazione di shibari. Il tizio in palandrana di abboffa di triangolini di pizza e non dice niente, limitandosi a tenere gli occhi puntati sulla scollatura della quarantenne, e insomma è palesemente il tipo di uomo ossessionato dalle tette; mi aspetto da un momento all’altro di essere a mia volta esaminata e, vi dirò la verità, non vedo l’ora di essere ispezionata da quel paio di occhi estranei e alieni, che magari mi giudicheranno più severamente di come è solita fare lei. Mi rendo anche conto che le cameriere sorridono un po’ troppo e mostrano un po’ troppa pelle ogni volta che si avvicinano. Il cinquantenne sorride e, dopo che una di loro gli ha nuovamente riempito il bicchiere, risponde alla mia domanda inespressa: sì, ogni volta è sempre la stessa storia, queste ragazze, sempre diverse ma evidentemente ben informate, sanno che gli ospiti, qui, sono merce pregiata, e ogni volta si dimostrano più che disponibili a fare compagnia ai Dom quando restano soli per la notte.

Come sarebbe a dire soli? Di questo nelle mail non c’era traccia e io non ho la minima intenzione di dormire da sola o, peggio, di sedurre una di questa sciacquette. Riesco a tenere il pensiero per me, e ancora una volta sono trasparente per il cinquantenne, e anche per il biondo. Il quale biondo si dilunga a spiegare che è una pessima abitudine dormire con il sub, che si fa delle strane idee, tipo che il Dom lo ama. Il cinquantenne invece si disinteressa e spiega all’ometto in palandrana che le cameriere non è che si fanno pagare ma gradiscono dei regali, e magari in caso di nuovo invito a cena la settimana dopo, un braccialetto o un anellino. Io annuisco e sposto di nuovo la conversazione sui sub, cercando di non pensare ad una notte solitaria in un letto freddo, con lei a due passi da me ma intoccabile. Il cinquantenne mi sorride, passa a parlarmi della sua sub che tiene sotto controllo con il ghiaccio e con il fuoco e a me viene un altro piccolo brivido perché si tratta di una pratica che adoriamo ed è stata una delle prime che lei, quando era la Padrona senza se e senza ma, ha fatto subire quando ero soltanto la sua cagnolina devota, affettuosa ma non sempre obbediente e disciplinata. Il cinquantenne aggiunge, per rispondere alla domanda che ho sulla punta della lingua – e accidenti a me, davvero dovrei starci più attenta, questi sono Dom e sono bravi a leggerti negli occhi e nella mente – che ha scelto la sub per il temperamento che dimostra e la sub ha scelto lui per il polso fermissimo. Questa sub, conclude, in realtà è una switch e non sempre sa stare al proprio posto.

Lunga Vita alla Regina (1)

by cristinadellamore

Anche oggi, nonostante la pioggia e il freddo, pubblico un nuovo capitolo della storia fantasy della nostra amica Cristina. E voi, siete andati sul blog della sua lei – Stella – per scoprire, tra l’altro, come si sono incontrate?

Mario Siniscalchi

Storie di Elfi e di Uomini

La Regina era lì dove l’Elfa l’aveva lasciata la notte prima, come se non si fosse mai mossa; Tessa, interrogata, riferì che al mattino era stata munta, aveva fatto uscire dal corpo quello che doveva uscire ed era stata lavata e nutrita.

“Mi sono fatta aiutare da Toson, non ce la facevo da sola; non sono riuscita a rivestirla ma la coperta è calda e pulita. Poi ho dovuto imboccarla perché sembrava non ricordasse come si usasse un cucchiaio, mia Signora, ma ha mangiato tutto ed era ben sveglia, tra un boccone e l’altro mi chiedeva di te. Fra un po’ dovremo mungerla di nuovo e portarle la cena”.

“Lo faremo assieme. Mi chiedo cosa potrà accadere se la toccherò”, mormorò Belladonna, ricordando che il Potere del mago la aveva fermata nel corso della serata precedente, quando aveva un gran desiderio di giocare al gioco del piacere con lei, e…

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Privo di titolo (5)

by cristinadellamore

A sciogliere la tensione arriva il concierge nazista, e non da solo: da ogni porta entra un suo gemello, stessa tenuta, stesso fisico, stesso sguardo un po’ assente. Uno di loro batte le mani ed è il segnale che aspettavamo: noi Dom, ciascuno a proprio modo, ordiniamo ai sub di seguire i nuovi arrivati, io tocco le spalle di lei con il frustino, prima a sinistra, poi a destra. Lei accenna un inchino ed indietreggia con grazia fino alla porta dalla quale siamo entrate, lì gira sui talloni e segue disciplinatamente il maggiordomo nazista. Seguo lei con la coda dell’occhio finché non sparisce, godendo dell’ondeggiare dei fianchi meravigliosamente snelli. So che prima o poi, forse anche già stasera, li vedrò segnati dal mio frustino ed al solo pensiero il mio cuoricino manca un paio di colpi, la vista mi si appanna e mi si bagnano le mutandine: insomma, non vedo l’ora.

Dunque, quando ho letto le mail ci sono rimasta un po’ male: insomma, già per la prima sera i sub sono separati, segregati da qualche parte per riflettere sul proprio stato, e cito letteralmente le istruzioni ricevute. Non solo: mentre ci penso, e non è passato che qualche minuto, eccoli di nuovo, vengono finalmente esibiti assieme e fatti sfilare lungo il salone. Lei è fieramente prima, i polsi ammanettati dietro la schiena e congiunti, con poco più di un metro di luccicante catena, al collare del ragazzo superdotato, ancora in erezione e sempre più impressionante perché ora posso guardarlo di profilo. Dietro di lui la ragazza rapata a zero, e mi rendo conto che ha delle tette davvero belle, poi il giovane mediorientale e infine la bruna che, incredibilmente, gira il capo e per un istante mi guarda negli occhi come a cercare un cenno di intesa: è assurdo ma la cosa mi rende fiera, una sub così forte è stata colpita da me e sembra interessata, se non amassi lei con ogni fibra del mio essere potrei davvero farci un pensierino.

Non so chi ha fatto partire l’applauso ma la sfilata dei sub che attraversano il salone da una porta all’altra è accompagnata dal battito delle mani dei Dom, che si spegne quando la bruna magra, in coda alla fila, sparisce diretta verso chissà dove e io vedo distintamente le mani ammanettate dietro la schiena che si chiudono a pugno e si aprono freneticamente. Non è contenta di essere qui. Vedo anche il culo: non me ne ero accorta prima, il Dom che mi ha quasi sedotta ha probabilmente il necessario polso fermo e certamente la mano pesante, ci sono segni di cane, alcuni recenti, altri più vecchi, su un bellissimo sedere.

Mentre mi chiedo come passerà la serata lei, e dove, l’atmosfera attorno a me cambia: al posto dei nazisti nel salone entrano cinque vezzose cameriere – camice nero aderente che si ferma appena sopra il ginocchio, grembiulino bianco e crestina – che portano senza soluzione di continuità stuzzichini e bicchieri ricolmi; è anche partita una musica di atmosfera ed io riconosco qualcosa che mi ha fatto conoscere lei, e che definiva l’arma segreta del padre, il sax di Fausto Papetti direttamente dall’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, lenti ideali per strofinarsi nella penombra con la scusa di ballare, e mi viene in mente che volentieri ballerei con quella bruna indomabile ed indomita: lo penso e non me ne vergogno neanche un po’. A lei sono fedele, ma dov’è l’onore della fedeltà se non ci sono le tentazioni da respingere? Comunque, quando questo week end sarà concluso mi accovaccerò volentieri ai piedi di lei sul venerabile e tiepido parquet di casa e ne parleremo. Lei, ne sono certa, mi aiuterà a comprendere quello che mi sta capitando; adesso però voglio godermi questa nuova e bellissima sensazione di potere che mi pervade.

Dopo la Battaglia (5)

by cristinadellamore

Prima domenica dell’anno nuovo ed ecco il capitolo della storia fantasy che ho pubblicato sul blog dedicato.

Mi viene da pensare che da adesso ho ancora davanti a me due anni di lavoro; meglio non pensarci, potrebbe essere di cattivo augurio.

Mario Siniscalchi

https://adultdarkfantasy.wordpress.com/2022/01/02/dopo-la-battaglia-5/

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