Solo per amore

La vita, l'universo e tutto quanto

Mese: Maggio, 2019

Bottom

by cristinadellamore

“Sì, amore. Non posso abbracciarti perchè mi hai legata come mi merito, hogtied, e sei stata brava, il collare agganciato alla fune che unisce i polsi mi costringe giustamente a tenere la testa alta; non posso nemmeno dirti che ti amo perché ho la gag-ball e sbavo sul pavimento, non posso guardarti perché sono bendata. Ma lo so che tu sai che io ti amo come tu mi ami. Tienimi ancora così finché tutti muscoli mi faranno quasi urlare dal dolore, poi frustami a lungo, prendi la cane e lasciami i segni, e poi scopami con tutta la furia del nostro desiderio. Ci ameremo ancora di più”.

Dietro la porta – Terza parte

by cristinadellamore

(Psss, la parte precedente è qui)

Ho aspettato il minimo indispensabile: credo che il segnale me lo abbia dato lei tramite la cugina, che ad un certo punto è rumorosamente tornata a casa ed ha ignorato le mie proteste – il più classico degli è questa l’ora di rientrare? – per sparire senza dire una parola nella sua stanza. Mi sono alzata faticosamente, ho spento la televisione, poi l’ho riaccesa e lasciata in stand by e, chiedendomi se non avrei nemmeno fare quel minimo sforzo sono andata rumorosamente in bagno. Sarebbe stato perfetto schizzare un po’ in giro svuotandomi la vescica ma questo è un limite fisiologico di noi ragazze: mi sono accontentata di lasciare l’asciugamani in terra e, una volta arrivata in camera da letto, di lasciare sul pavimento gli abiti prima di salire con tutto il mio peso sul letto. Peso purtroppo insufficiente a far ondeggiare il materasso, ma conta il pensiero.

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Pixel – Terza parte

by cristinadellamore

(Questa è l’ultima parte, segue da qui)

“Non è stata la mia prima donna, ma è stata la prima donna di cui sono stata una proprietà”. Mi chino in avanti per baciare di nuovo non le labbra ma le guance di lei, di nuovo per assaporare le lacrime salate e dolcissime. Poi chiudo le labbra di lei con mie. Non voglio sapere cosa facevano, e perché, questo è il passato e non posso e voglio sentirlo; ma lei si libera dalla mia presa, mi prende il volto tra le mani e mi tiene così, per parlare nella mia bocca, gli occhi negli occhi. Non mi oppongo, perché lei ha bisogno di parlare di questo, ed io ascolterò e poi cercherò di dimenticare, perché non posso e non voglio immaginarla indifesa e sperduta come sono stata sperduta ed indifesa io stessa.

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La battaglia: tramonto (6)

by cristinadellamore

Storie di Elfi e di Uomini

Di nuovo, le due Elfe sentirono la brezza tiepida che sembrava accompagnare l’esplosione del potere di Belladonna; dalla gamba ferita dell’Elfa bruna il sangue schizzò per una piccola clessidra copioso, inzuppando tunica e brache di entrambe, per poi fermarsi. Belladonna, stringendo le mammelle della Bastarda, sentì forte e chiara la risata e poi la voce di Hidenseek: “No, Lunga Treccia, o Morwen, o Belladonna, non ti avevo mentito, semplicemente parlavo di me stesso, quella volta che hai ferito Sem. Ma tu puoi farlo, e forse potrai fare ancora di più, soprattutto ora che hai vinto la battaglia e dovrai decidere cosa fare della tua Regina e di tutti gli abitanti delle Terre Conosciute. Ricordati però che rivoglio indietro i miei lancieri, e che mi devi un prezzo del sangue per quelli che sono rimasti laggiù al Sud”.

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Contrappunto

by cristinadellamore

Solo per amore

“Ti ho detto che ti amo?”, mi chiede lei sorridendo.

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Dietro la porta – Seconda parte

by cristinadellamore

(Qui la parte precedente)

“Mangia che si fredda, ho fatto una gran fatica per fartelo trovare pronto, non si sa mai a che ora arrivi a casa”. Insomma, la cena è quella di una famiglia tipo come nei peggiori stereotipi: non parliamo, non ci guardiamo in faccia, lei mi mette il piatto davanti, me lo toglie quando è vuoto, mi versa un bicchiere di vino, il tutto tenendo gli occhi bassi con espressione preoccupata, la cugina lascia tutto a metà, si alza e se ne va senza salutare, ed io mi sporco la felpa, mi pulisco la bocca con la manica, mi faccio anche scappare un rutto. Credo che sia quello che lei si aspetta da me, e mi chiedo come possa essere divertente questo gioco.

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Pixel – Seconda parte

by cristinadellamore

(La parte precedente è qui)

“A mia parziale discolpa posso solo dire che allora ero fragilissima, amore. I miei genitori appena morti, un ragazzo che ritenevo importante che mi aveva appena lasciata, ed a quel punto è arrivata questa donna che era tutto quello che avrei voluto essere”. Non voglio vedere altro, non voglio sapere più niente. Già la odio, questa donna che ha fatto del male a lei, avrei dovuto e voluto esserci, allora, per piantarle le unghie nelle guance e rimetterla al suo posto. Lei però continua a parlare e mi spiega di aver conosciuto questa donna all’Università, era già professore a contratto mentre lei non era ancora diventata ricercatrice, e di esserne subito rimasta affascinata.

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Dietro la porta – Prima parte

by cristinadellamore

“Ciao amore, bentornata”. Lei si fa trovare nell’ingresso, ed ogni volta mi chiedo come faccia, non è possibile che si accampi qui ogni pomeriggio finché non arrivo a casa. Sono stanca, sudata ed incazzata, come spesso mi capita in questo periodo, per i casini che ho in ufficio; ma stasera non dovrei, perché d’accordo che anche oggi ho fatto tardissimo ma almeno ho chiuso un bel contratto che ci aggiusta il budget di questo mese ed anche del prossimo. Così mi lascio andare all’abbraccio di lei che mi stringe e mi bacia prima ancora che possa posare la borsa del computer e la borsetta e non dico togliermi ma almeno sbottonarmi il giaccone.

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Pixel – Prima parte

by cristinadellamore

Lei sta considerando qualcosa che non vedo, deve essere piccola, la tiene nel palmo della mano e deve essere anche qualcosa di sgradevole. Mi avvicino lasciando sul fuoco la casseruola nella quale cuociono i carciofi per stasera e finalmente lei alza gli occhi, che sono palesemente velati: adesso vedo anche che regge tra le dita una vecchia pennetta USB; lei ha un’espressione disgustata, come se fosse qualcosa di sporco.

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La battaglia: tramonto (5)

by cristinadellamore

Storie di Elfi e di Uomini

“Mi piacerebbe vedermi, Morwen, e mi piacerebbe sentirmi dire la verità. Ho visto la gamba, è rotta, e rotta molto male. Non sento più tanto dolore, e non è buon segno, come mi hanno insegnato. E comunque non posso muovermi”.
“Ti aiuterò io, farfallina. Abbiamo anche un cavallo, tutto quello che dovrai fare è reggerti in sella, e ti porterò dai cerusici che risolveranno ogni problema”.
“Mi resterà una cicatrice, Morwen, e sì che tu amavi tanto la mia pelle liscia”, disse a voce ancora più bassa la Bastarda.

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