Solo per amore

La vita, l'universo e tutto quanto

Mese: novembre, 2020

Scenario, parte sedicesima

by cristinadellamore

Qui la nuova parte della storia fantasy della nostra amica Cristina e di seguito la nuova puntata della storia incompiuta.

Mario Siniscalchi


SCENARIO (16)

“Di corsa, prigioniere, al mio tre”. La Strega fa di nuovo schioccare la frusta, stavolta a vuoto, o almeno lo immagini perché non senti le tue compagne lamentarsi. Al tre cominciate a correre, e ti è difficilissimo trovare il passo giusto, finché la Strega non comincia a darvi il tempo; ti rendi conto che in questo mestiere è bravissima, vi fa accelerare gradualmente, poi rallentare, poi accelerare di nuovo. Lo trovi stressante e faticosissimo, ed è probabilmente proprio quello che vuole. Provi ad usare un vecchio trucco che hai messo a punto in Accademia per non pensare alla fatica: lasci che il corpo lavori da solo e fai funzionare il cervello. All’epoca provavi a immaginare come fossero a letto gli altri cadetti e ti proiettavi nella tua sala cinematografica privata interi film porno con protagonisti che conoscevi e con i quali passavi la giornata; adesso ti limiti a chiederti come siano fatte le due prigioniere che hanno assaggiato la frusta. Novemila e ventimila, sono quindi condannate per reati comuni.

Novemila, reati contro la persona. Immagini una sedicenne muscolosa e tatuata che ha picchiato una rivale in amore, invece di cercarsi un altro (o un’altra) partner: ragazze così finivano spesso nelle tue compagnie, messe davanti alla scelta tra l’arruolamento a lungo termine e la prigione, e altrettanto spesso diventavano ottimi soldati. Ricordi una brunetta che aveva colpito la tua fantasia e che ti aveva fatto capire di essere a disposizione; un piccolo rimpianto, avevi sempre considerato i tuoi sottoposti off limits, adesso rimpiangi di non aver provato a domarla e di non aver conosciuto il suo sapore più intimo e segreto.

Ventimila, reati contro la morale. Probabilmente una prostituta priva di amicizie e protezioni, magari non più giovanissima, magari una donna sola con figli. Corri ad un ritmo che in condizioni normali ti sembrerebbe una passeggiata e immagini, ignorando il fiato corto ed i muscoli che ti dolgono in tutto il corpo, una quarantenne in perenne lotta con la pinguedine, lo sguardo duro ma in grado di simulare una dolcezza che i clienti sono sempre pronti ad apprezzare. Ne hai incontrata più di una, quando venivano a scontare in semilibertà gli ultimi mesi di pena, destinate ufficialmente alla cucina e ufficiosamente al piacere degli ufficiali. Di queste ti sei servita abbondantemente, e di una di loro conservi con cura il ricordo: un corpo rotondo al punto giusto, morbido senza essere cascante, una completa disponibilità ed un sorriso disarmante alla fine, quando chiedeva se fosse stata abbastanza brava da meritare una fetta di pane in più.

Nonostante tutto sei curiosa e ti chiedi chi sia la quarta tra di voi, che non si è ancora attirata le ire della Strega. Ecco, questa è una fantasia ancora più interessante; è certamente giovane, secondo te, e deve essere in perfetta forma e con sufficiente esperienza alle spalle, maturata qui dentro e anche fuori, per affrontare l’avversa fortuna e restare viva. Potrebbe essere la partner ideale per trovare il modo di uscire da qui, come potrebbe essere una spia della Signora (non sei ingenua, sicuramente ce ne sono in tutte le squadre di lavoro, tu ne avevi in ogni plotone): potrebbe semplicemente essere una bella ragazza con la quale dimenticare per un po’ gli affanni, niente a che vedere con il meccanico piacere donato a Zero Diciotto o con quello che hai preso da lei. Ti chiedi se, quando finirà il turno, potrai vederle, o se le regole della Signora (o quelle più piccole e meschine della Strega) ti lasceranno la curiosità: magari potrai togliere questo cappuccio quando sarai sola qui dentro, come eri sola quando lo hai messo.

Una tazza di caffè

by cristinadellamore

La nostra amica Cristina ci racconta anche qualcosa del suo lavoro e dei suoi rapporti con i colleghi. Ho trovato molto significativo questo post, pubblicato per la prima volta il 23 dicembre 2014.

Mario Siniscalchi

Ovviamente l’impianto di climatizzazione in ufficio doveva andare in crisi in una delle poche mattinate fredde di questo dicembre, e precisamente in quella in cui mi era vestita in maniera particolarmente elegante per l’incontro con i clienti. Prima di uscire lei mi ha guardata come sa fare e mi ha dato ben più di un cenno di approvazione, quello sguardo ed il suo bacio più profondo del solito promettevano molto per la serata; però tailleur di seta, camicetta di pizzo, calze velatissime e Chanel open toe non proteggono molto dai rigori dell’inverno, soprattutto quando devi stare a lungo seduta, sorridere e pensare alla discussione in corso.

Per una volta mi sono sentita solidale con la stagista bionda che rabbrividiva nel suo tubino nero senza maniche e nelle sue decolté. Quando mi ha portato la prima tazza di caffè bollente della giornata le ho sorriso e la ho ringraziata con meno distacco del solito, ricevendone in cambio uno sguardo più devoto che meravigliato, da cagnolina che riceva una carezza mentre si aspettava un calcio o un passa via.

Per carità, il caffè è orribile, questa ragazza deve aver visto troppi film americani e lo ha preparato con il bollitore e servito in tazzone da quasi mezzo litro, ma almeno è caldo; le ho chiesto se voleva sedersi con me per berlo, e magari assistere all’incontro con i clienti. Un gesto gentile del quale mi sono immediatamente pentita davanti all’eccessivo entusiasmo di questa biondina della mia età che non sa cosa fare della sua laurea breve e della sua vita.

Prima che arrivi il cliente ha il tempo di raccontarmi che ha lasciato il fidanzato che le aveva proposto un rapporto a tre con un altro uomo; non la facevo così rigida, ma mi pento della malignità perché il terzo era il capo del fidanzato, ed in palio c’era una promozione. Insomma, era pronto a venderla, quel bel tomo, e sì, in quell’occasione lei ha avuto uno scatto di orgoglio, degno del miglior femminismo.

“Ci sono andata a letto poi, per mia scelta”, mi ha confessato alla fine, “e per il solo piacere di regalare quello che Piero – l’ex – voleva vendere, e devo dire che mi sono anche divertita”.

Arrivati i clienti, si è rincantucciata in un angolo della piccola sala riunioni; con il mio phablet aziendale ha registrato l’incontro, e contemporaneamente ne ha steso una specie di verbale. E’ stato divertente: il direttore amministrativo sedeva proprio davanti a me, e non sapeva dove guardare: invece di restare lucido, dal momento che stavamo parlando di parecchie decine di migliaia di euro di contratto, non faceva altro che fissare le mie tette e poi quelle della biondina; invano il direttore generale gli tirava qualche gomitata e cercava di richiamarlo all’ordine.

Abbiamo strappato un contratto migliore di quello che credevo possibile, ottimo modo per chiudere l’anno. Dopo, siamo rimaste sole e la stagista mi ha chiesto se mio marito (ha visto la vera d’oro ovviamente) apprezza una sceneggiata come quella che avevo fatto; non è una stupida anche se fa di tutto per sembrarlo, ha visto benissimo come mettevo in evidenza le tette chinandomi appena in avanti, ma non è pronta per la risposta che le do:

“Stasera lo racconterò a mia moglie e mi farò perdonare”.

Scenario, parte quindicesima

by cristinadellamore

Il nuovo capitolo della storia fantasy della nostra amica Cristina è qui, come ogni domenica. Qui di seguito, invece, la nuova parte della storia incompiuta.

Mario Siniscalchi


SCENARIO (15)

Cerchi di ricordare, un passo dopo l’altro, quello che ti hanno raccontato ieri sera. Il turno dura due ore; le signorine possono usare la frusta; dopo avrai certamente una gran sete; non sai altro. Un passo dopo l’altro, nel buio che ti è stato imposto, cerchi di non pensarci troppo, come di non pensare al tempo che non passa ed al tuo respiro che si fa sempre più corto ed ai dolori che si fanno sempre più forti. Senti di nuovo lo schiocco della frusta, e poi la voce della Strega.

“Prigioniere, abbiamo bisogno di più energia. Quindi più in fretta”. Altro schiocco di frusta, e di nuovo la Strega dà il passo, sempre più veloce. Cominci a provare un dolore più forte ai muscoli delle cosce, e più di una volta rischi di scivolare. Sotto il cappuccio sudi, e sudi anche su tutto il corpo, nonostante l’aria gelida. E poi hai davvero fame e sete. Non sai quanto potrai resistere, e ti viene in mente che se scivoli mentre sei incatenata a questa sbarra rischi di farti davvero male; questo pensiero dovrebbe darti più forza, dal momento che sei stata addestrata ad affrontare situazioni difficili, e invece ti terrorizza e rischia di paralizzarti, senza nemmeno volerlo rallenti il passo e non è una buona idea perché le altre continuano alla stessa velocità e ti meriti uno strattone dolorosissimo ai polsi ed al collo.

“Un po’ più in fretta, prigioniere”. Altro schiocco della frusta a sottolineare l’ordine della Strega; si diverte, lo capisci benissimo, e per il momento le basta umiliarvi e farvi stancare e sudare e soffrire. Anche il terrore ogni volta che senti la frusta tagliare l’aria, aspettando che colpisca te, è qualcosa di terribile, e che non pensavi di poter provare. Ansimando e soffrendo riprendi il passo e riesci anche ad accelerare; gobba come sei sulla stanga, accecata dal cappuccio, sporca e sudata, affamata, assetata e debole, ti senti molto più un animale che una donna. E d’un tratto capisci che lo scopo di tutto quello che hai passato prima e passerai da adesso in poi è proprio questo: vogliono privarti della tua umanità e ridurti ad una cosa da niente la cui esistenza non interessa a nessuno, e men che meno a te. La tua vita sarà limitata alle espressioni più semplici, non sarai nemmeno più capace di pensiero complesso e ti limiterai a lavorare, nutrirti e riposarti – quando te lo concederanno. Subito dopo decidi in un lampo che non vuoi lasciarti ridurre così: decidi che ti batterai fino all’ultimo per restare umana. Puoi farlo da sola? Mentre te lo chiedi schiocca di nuovo la frusta e stavolta risponde un grido soffocato: la Strega ha colpito una delle tue compagne di fatica.

“Prigioniera 21090, sicura di non volerne un’altra? Muoviti, non lasciare tutto il lavoro alle tue amiche”. La frusta schiocca di nuovo, altro lamento, un po’ diverso.

“Prigioniera 9669, spingi come si deve”. La Strega è felicissima di poter usare la frusta e tu ti rendi conto che non devi dargliene l’occasione: ci sono regole anche per le signorine, che nemmeno lei può permettersi di violare, o almeno così ti hanno detto le tue compagne di cella (o di camerata? Per quanto ti sembri assurdo devi ancora decidere).

Esorcismo

by cristinadellamore

La nostra amica Cristina ci ammette alla sua intimità con la sua lei – Stella – e ci racconta i giochi d’amore. Che poi non sono solo giochi: il titolo di questo post pubblicato per la prima volta il 21 dicembre 2014 mi sembra molto chiaro.

Mario Siniscalchi

“Lo vuoi questo lavoro? Allora sai cosa devi fare. Brava, le mutandine nella borsetta, le vedo che sporgono, te lo aspettavi. Allora, tira su la gonna, ma piano. Voglio vedere le gambe , più su, da brava, e lentamente. Adesso accavallale, più in alto di così, so che puoi farlo, sei abbastanza snodata. Che bello, hai messo le autoreggenti, so che ti stanno benissimo, ma le gambe non mi bastano, chinati un po’ in avanti, così. La giacca è abbastanza scollata, la camicetta è sbottonata come si deve, non hai messo neanche il reggiseno: allora questo lavoro lo vuoi proprio. Un po’ di più, fatti vedere meglio, dimostra che sei disponibile ed arrendevole. Adesso socchiudi anche le labbra, te le lecchi, ma che rossetto hai messo che non sbava? Lì c’è il divanetto, vai a sdraiarti e sì, così, è bello il tuo ancheggiare, non mi ero accorta che avevi messo le calze con la riga dietro, ti stanno benissimo, davvero. Certamente non vuoi spiegazzare la gonna, non limitarti a tirarla su, toglila proprio, e rimani girata, così ti posso ammirare il culo. Lo so, per il culo ci vuole almeno un contratto di sei mesi, sarà per la prossima volta, magari. Però posso almeno accarezzarlo, metti a novanta gradi e muoviti un po’, ma non troppo; in fondo non è che ne hai tutta questa voglia, anche se sei brava a farmi credere che non desideri altro che succhiarmi. Giusto, è arrivato il momento, mi dispiace per le tue calze, in ginocchio e giù la testa, vediamo come te la cavi. E sì, sei brava, molto brava, e come mi piace, come mi piace, mi piace tantissimo, non posso aspettare, vengo e ti amo, amore mio”.

Scenario, parte quattordicesima

by cristinadellamore

Anche oggi trovate qui il nuovo capitolo della storia fantasy della nostra amica Cristina, e qui di seguito la nuova puntata della storia incompiuta. Buona lettura.

Mario Siniscalchi.


SCENARIO (14)

“Chinati in avanti, prigioniera 7271, non sei più un ufficiale, abbassa le spalle e il capo”. Obbedisci, non puoi fare altro, e la Strega, con la velocità data dalla pratica, aggancia al tuo collare quella catena. Lo accorcia più che può, e tu devi chinarti, quasi piegarti in due. Così tutto diventa più faticoso, è anche più difficile respirare, e ti rendi conto che la tua schiena è completamente esposta: la Strega potrà vendicarsi con maggiore agio ed efficacia. Già, perché in un angolo vedi appesa alla parete una lunga frusta, e c’è anche un secchio di legno; sai bene a cosa serve, il secchio è pieno di acqua salata, il sale rende più rigida la frusta e penetra nelle ferite che causa, e sulla carne viva brucia.

“È meglio che tu non abbia distrazioni, prigioniera 7271”. Uno straccio ruvido ti viene posto sul capo, ti acceca e quasi ti soffoca. Probabilmente è un sacchetto di tela, rigido per il sudore di chissà quante donne, e ti rendi conto che ci sono dei piccoli fori all’altezza delle narici e della bocca: non deve spostarsi e la Strega, con cura e quasi con affetto, lo infila tra pelle e collare. Giusto, le bestie adibite, secoli fa, a questa fatica venivano direttamente accecate, a volte. Questo buio imposto artificialmente aumenta la tua ansia: con un cappuccio del genere in testa e nient’altro hai subito lunghissimi interrogatori, ovvero sedute di tortura che cominciavano tutte allo stesso modo, con lo stupro di gruppo da parte delle guardie, legata ad un tavolo di legno o ad una croce di Sant’Andrea; il seguito dipendeva dalla creatività degli aguzzini ma non mancavano mai le schegge di legno sotto le unghie e le bastonate sulla pianta dei piedi. Stavolta è diverso, il dolore te lo imporrai da sola.

Vorresti cominciare perché stai morendo di freddo, ma non hai ancora ricevuto ordini. Anzi, in qualche modo non percepisci più la presenza della Strega accanto a te; senti invece dei rumori e capisci che sono arrivate le altre donne che devono essere incatenate con te alle stanghe; probabilmente sono esperte, non senti gli ordini della Strega ma solo il tintinnio delle catene ed il fruscio dei piedi nudi sul pavimento ruvido.

“Molto bene, prigioniere. Al mio tre”. La voce della Strega rimbomba tra le pareti di pietra ed è accompagnata dallo schiocco della frusta; provi ad immaginare la scena, quattro donne ridotte a bestie da fatica ed un’altra che si diverte della loro fatica e della loro umiliazione, poi la Strega conta ed al tre dai il primo passo. È pesante, faticoso, il meccanismo cigola e scricchiola, ma la ruota gira; la Strega vi dà il passo: sinist, dest, sinist, dest, poi si annoia, smette e dovete arrangiarvi da sole. Per fortuna riuscite a coordinarvi: ti chiedi se solo tu sei accecata o se lo siete tutte, poi nemmeno ci pensi perché cominciano i dolori in tutto il corpo, a cominciare dalle reni. Innaturalmente china come sei, è lì che si concentra tutta la fatica.

Viaggiatori

by cristinadellamore

La nostra amica Cristina ci racconta di nuove conoscenze e di una piccola sorpresa nell’albero genealogico della sua lei – Stella. Il post è stato pubblicato per la prima volta il 19 dicembre 2014.

Mario Siniscalchi

Una domenica tranquilla, avevamo deciso, rifiutando l’invito di mio cognato; siamo un po’ stanche, postumi di raffreddore per tutte e due, e quindi una giornata da passare in tuta, una buona zuppa calda e, magari, un bel film sul computer.

Poi la telefonata e la sorpresa sul volto di lei, che dice sì, va bene, vi raggiungiamo, e la spiegazione: il fratello di suo nonno, più giovane di quindici anni, qui a Roma con la moglie.

Del nonno lei non parla volentieri, e coglie l’occasione per raccontarmelo mentre mi porta al Verano: suo padre lo ha amato senza condizioni, ma lei non ha mai sopportato che abbia lasciato la moglie a sessanta anni, dopo averla tradita elegantemente per più di venti.

“Non per il tradimento, quando l’amore finisce va bene tutto, ma insomma, ho conosciuto la seconda moglie, la ex amante, chiamala come ti pare, ed è una persona orribile. Insomma, nonno secondo me era caduto dalla padella nella brace”.

Siamo arrivate, lasciamo la moto, saluti e presentazioni. Lui è simpatico, magistrato sulla via del pensionamento, lei una graziosissima sessantenne con un meraviglioso accento veneto. E poi dentro il cimitero.

Non ci avevo mai messo piede, ma se non pensi ai tutti i morti che ti circondano è un posto bellissimo, nonostante il cielo grigio e l’umidità, o forse anche per merito del tempo, proprio da visita ai defunti. Ed è un posto enorme, camminiamo per una eternità lungo il viale di accesso, scambiamo quattro chiacchiere e devo confessare che mi stanno molto simpatici, è chiaro che hanno capito che siamo sposate ma non hanno il minimo problema.

Lei è in pensione, lui ancora no, anche per un palese rispetto nei miei confronti non parlano di persone che non conosco. Parlano di diritto, e qualche cosa so anch’io, e posso infilare due parole che abbiano senso; e la mano di lei stringe la mia forse un po’ troppo, è un po’ tesa.

Siamo finalmente arrivati e c’è anche una cosa grottesca, non troviamo la scala che porta al secondo piano. Poi è lei che ci porta al posto giusto e, sorpresa, nel loculo non c’è solo il nonno, ma anche la sua seconda moglie, lo vediamo dai cartigli.

“Non posso ritrattare quello che ho appena detto”, mi sussurra lei, ma la cosa le ha fatto male, e si vede. La abbraccio, non so cos’altro fare, e lei, lì davanti, nel colombario, mi bacia.

“Nonno aveva tanti difetti, ma avrebbe capito, ne sono certa”.

Ed i miei nuovi amici fanno cenno di sì.

Scenario, parte tredicesima

by cristinadellamore

Qui trovate il nuovo capitolo della storia fantasy, e qui di seguito un’altra parte della storia incompiuta, l’ultimo regalo della nostra amica Cristina.

Mario Siniscalchi

SCENARIO (13)

“Molto bene, prigioniera 7271. Oggi sei di turno alle meccaniche, e sei già in ritardo. Avanti, al passo”. Si comincia sempre con il piede sinistro, e tu lo ricordi bene. Dovresti indossare mimetica e anfibi, e magari portare l’equipaggiamento completo, anche perché la Strega ordina di dare il passo e lo schiocco del tallone nudo sulla pietra non è soddisfacente. Come non è soddisfacente lo sguardo di Zero Diciotto, che incroci per un attimo: ha più paura di te e magari ha ragione, lei sa cosa ti aspetta, tu puoi solo immaginarlo.

La Strega è in forma; sarà merito del potere che esercita, o delle regole della Signora per le signorine, o semplicemente della giovinezza, ti fa correre per scale e corridoi pungolandoti alle reni con il manganello e non ha neanche il fiatone, anzi. Parla come se fosse comodamente seduta al Circolo Ufficiali, forse un po’ troppo, deve essere eccitata, ti ha in suo potere e pregusta la vendetta.

“Le cose sono cambiate dall’ultima volta che ci siamo viste, prigioniera 7271. Ti aspetto dal primo momento in cui sono stata assegnata qui”. Fa una pausa, dice a destra, poi riprende: “Qui non c’è modo di far carriera, ora sarei almeno capitano, e devo ringraziare te, prigioniera 7271”. Assapora la parola prigioniera e sottolinea la frase con un colpo di punta del manganello. “I miei ringraziamenti cominciano oggi e dureranno a lungo, prigioniera 7271”. Altro colpo del manganello. “Più in fretta, prigioniera 7271. Non vorrai arrivare in ritardo alla tua festa”.

Corri più veloce che puoi, la testa vuota e le gambe leggere; la Strega ti ha fatto fare un giro lunghissimo, tutto in salita, e finalmente, col fiato corto, infilate un arco di pietra e sbucate in uno stanzone enorme dove fa ancora più freddo. La luce è cambiata e ti rendi conto, quando ti viene ordinato l’alt, che sei proprio in cima alla prigione, e non c’è il soffitto. Al centro troneggia il mulino, o meglio, una ruota di metallo conficcata nel pavimento di pietra dalla quale sporgono quattro lunghe stanghe di legno. Immagini che al piano di sotto vi siano gli ingranaggi, ti chiedi a cosa possa servire un tale barbarico meccanismo, poi non ci pensi più perché conosci la risposta: è un altro modo per controllare, sottomettere, umiliare le donne imprigionate qui.

“Allora, prigioniera 7271, è di tuo gradimento? Prendi il tuo posto, scegli quello che preferisci”. La Strega è alle tue spalle e quasi ti sussurra nell’orecchio, e accompagna l’ordine con una manganellata sulle natiche. Ti avvicini e finalmente vedi che su ogni stanga sono fissati dei bracciali di cuoio ed uno spezzone di catena: sì, l’idea è di ridurre le donne a bestie da soma, animali da fatica. Il cuoio è rigido e duro, intriso del sudore delle prigioniere che ti hanno preceduto, e la Strega stringe le cinghie quanto basta per lasciare il segno sui tuoi polsi. Per fortuna sei abbastanza alta da poter tenere le braccia distese al di sotto delle spalle. Metti le mani sulla stanga e scopri che il legno è liscio sotto le dita, consumato dalla fatica di tante prigioniere come te.

Il peso della cultura

by cristinadellamore

Non a caso, la nostra amica Cristina ci racconta spesso della sua lei – Stella – e dei suoi comportamenti: questa è una storia di affetto e cura a metà degli anni ’10 del terzo millennio, pubblicata per la prima volta il 17 dicembre 2014.

Mario Siniscalchi

Mille pagine, più o meno: è il librone dall’aspetto scoraggiante col quale lei si è presentata a casa al ritorno dal lavoro ed al quale dedica religiosamente mezz’ora ogni sera, ed io ho rinunciato a distrarla con i miei consueti e sperimentati mezzi; la lascio leggere, prendo anch’io un librone, che poi è la Trilogia dell’Anello, e leggo con lei.

Lei sembra affascinata da quello che sta leggendo, me lo racconta con appassionata partecipazione mentre prepariamo la cena e poi la mangiamo, a volte addirittura le brillano gli occhi.

Io la ascolto ma parla di cose che mi sfuggono: cioè, io lo so benissimo che i ricchi stanno diventando sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, e noi che stiamo in mezzo dobbiamo arrabattarci, impegnarci di più, e insomma sembra la corsa della Regina Rossa di Alice nel Paese delle Meraviglie. Qualcuno ha scritto mille pagine di libro per dimostrarlo? Aveva tempo da perdere. Poi lei mi fa vedere le pagine internet piene di numeri e mi dice che sì, noi ce ne accorgiamo, ma qui ci sono le prove scientifiche, i dati statistici, e mi dice anche che le sembra assurdo che adesso, dopo un picco di interesse e di discussione, non se ne parli più.

Va bene, lo so che lei è fatta così, si è innamorata di un’idea, che magari è anche giusta, e si chiede come sia possibile che tutto il resto dell’umanità non si lasci convincere. E allora le dico: “Senti, è tutto giusto, ma mi pare che si parli dell’intervento dello Stato per contrastare i ricchi, o mi sbaglio? E quelli che ci governano sono ricchi o poveri?”

Non mi ha saputo rispondere. Anzi, ha fatto una faccia così triste che mi è quasi venuto da piangere e la ho abbracciata per consolarla.

Scenario, parte dodicesima

by cristinadellamore

Avete passato una bella notte di Halloween?
Trovate qui il nuovo capitolo della storia fantasy della nostra amica Cristina, e qui di seguito la nuova parte della storia incompiuta. Buona domenica.

Mario Siniscalchi

Scenario (12)

Non ti risveglia un urlaccio o una bastonata, ma una carezza, e poi un sussurro nell’orecchio: è Zero Diciotto che è rimasta con te tutta la notte, e di questo le sarai sempre grata, per questo ti senti adesso disposta a fare qualsiasi cosa per lei. Ti trovi nel bel mezzo di un ordinato caos di donne che stanno mettendo in ordine la branda – fanno il cubo, come nei Centri di Addestramento dei sottufficiali – o si dirigono verso la porta del bagno.

“Cinque minuti, Due Settantuno, come ieri sera, compreso il cubo”. Ti alzi a tua volta e prima che tu possa muovere un passo ti incoraggia con un affettuoso sculaccione che ti fa sobbalzare; eri tu quella che dava ordini e sculaccioni, ma è stato prima che la tua vita cambiasse completamente e cessasse di avere valore. Lo prendi, lo accetti e addirittura ringrazi Zero Diciotto con un sorriso.

Riesci a fare tutto nei cinque minuti che vi sono concessi – peccato che non ci sia sapone, e l’acqua sia appena tiepida – e ti ritrovi accanto alla branda, come le altre, in una approssimativa riga per l’ispezione mattutina. Anche stavolta dai un’occhiata per controllare l’allineamento che non è minimamente accettabile, ed incroci lo sguardo della donna che ieri ti ha dato quell’ambiguo benvenuto: sta facendo la stessa cosa e prende a strepitare perché si è accorta, come te, che non siete certamente presentabili. Le donne si allineano strascicando i piedi nudi sul pavimento gelido e scabro, appena in tempo perché senti un rumore metallico: sono i chiavistelli che scorrono, la porta della camerata si apre ed inquadra una signorina che non hai ancora visto, che si ferma a gambe larghe proprio sulla soglia. Senti una specie di brivido percorrere la fila delle donne ed improvvisamente hai paura anche tu. Capisci che è arrivata la Strega. Dietro di lei un carrello spinto da una prigioniera nuda e terrorizzata come le tue compagne; come te, adesso che sai chi hai di fronte, e sei certa che è venuta per te.

Infatti, la Strega non passa in rassegna le prigioniere, non fa l’appello, non ordina di distribuire il rancio – sul carrello ci sono delle marmitte fumanti, si sente l’odore di qualcosa che potrebbe passare per caffè; in due passi è davanti a te e ti squadra dalla testa ai piedi. In caserma ci si presenta: non hai bisogno di correggere la posizione di attenti, e con uno sforzo per non far tremare la voce urli Comandi signorina, prigioniera 7271, agli ordini, e fissi lo sguardo alla radice del nasino all’insù della Strega: la guardi in faccia ma non negli occhi, un vecchio trucco imparato da un anziano sottufficiale gentile.

“Noi ci conosciamo già, prigioniera 7271”. La Strega piega le labbra in una specie di sorriso e scopre i denti bianchissimi, gli incisivi che sembrano affilati. Tu sei distratta da quella smorfia e sei colta di sorpresa quando il manganello ti colpisce subito sopra le natiche, strappandoti un gemito e facendoti barcollare.

“Resta sull’attenti, prigioniera 7271”. Il manganello ti colpisce appena più in alto, ma stavolta sei pronta, riesci anche a ripetere Comandi signorina.

“Non mi aspettavo di meno da te, prigioniera 7271, ma abbiamo appena cominciato”. Il manganello affonda nel tuo fianco, di punta, a cercare il fegato, e ti toglie il respiro per un attimo, ma tu riesci a restare ferma come ti hanno insegnato; se sei sull’attenti, ti può crollare il soffitto in testa ma tu non devi muoverti, è la prima cosa che hai imparato in accademia.

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Chi sono io? Sono solo una piccola donna che lotta ogni giorno contro i suoi demoni. A volte vincono loro e mi lasciano come un guscio vuoto, pronta ad essere nuovamente devastata. Altre volte invece sono io a vincere e allora vedo il sole anche se sta diluviando

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Le recensioni di Helleenne

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Café Days

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From Paris with love

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Sperava presto di raccogliere il segreto per essere felici

il mio tempo sospeso

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Cosa vuoi Vivian? Voglio la favola

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Sogno di Strega

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NonInUnDemoneSolo (blog di diegofanelli)

Nonìn, tranquillo, sarai sempre un demone... (blog sottoposto a Licenza Creative Commons - vedi sezione "About")

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Non esiste bene più prezioso della cultura

Ferito a morte

Si gira sempre intorno alle stesse cose, vita elicoidaile, vita elicoitale

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