Privo di titolo (2)
by cristinadellamore
Continua il nuovo inedito, e purtroppo incompiuto, della nostra amica Cristina, stavolta nei panni di una Dom, e della sua lei – Stella nel ruolo della devota sub.
Mario Siniscalchi
La mia stanza sembra accogliente: un letto molto grande – è un imbottito dalle linee eleganti – un armadio moderno fin troppo capiente con un grande specchio sulle ante, una piccola scrivania quasi da ufficio nobilitata da una poltroncina girevole in faggio curvato e paglia di Vienna; c’è anche abbastanza spazio per muoversi senza andare a sbattere da qualche parte. Un po’ inquietante, in un angolo, sul pavimento, c’è una stuoia di vimini e lì vicino è conficcato nel muro un robusto anello di scintillante acciaio; no, grazie, lei non sarà incatenata lì, a nessun costo. Certo, a meno che non si comporti proprio male, mi correggo in un lampo. Lei, gli occhi bassi, le labbra sottili socchiuse, attende ordini in piedi, silenziosa, le mani dietro la nuca; ad un mio cenno fa un piccolo inchino e prende a svuotare il trolley, riponendone ordinatamente il contenuto nell’armadio. Un’occhiata al telefono per controllare l’ora e vedo che abbiamo tutto il tempo: mi occupo io di quello che servirà a lei, che ho portato nella borsetta e che ho controllato e ricontrollato più e più volte, l’ultima stamattina mentre lei ancora dormiva o più probabilmente fingeva di dormire.
C’è tutto: collare, manette, ceppi per le caviglie. No, niente guinzaglio, lei non è una slave e non ce n’è bisogno. Non solo, manette e ceppi, in cuoio nero, serviranno solo per sottolineare la pelle di lei, così chiara e splendente, e l’elegante finezza di polsi e caviglie. Sono sicura che non dovrò usarli per contenere lei, che è in grado di ricevere la disciplina e l’educazione senza fare un movimento – e no, io ci provo, quando è il mio turno, ma non sempre ci riesco, e lei è così brava da fermarsi sempre un istante prima che io provi a sottrarmi alla mia meritata punizione. A proposito di punizione, proprio in fondo alla borsetta, seminascosto dai panni che ci ho infilato in tutta fretta, ecco il frustino comprato a Parigi, a Parigi inaugurato su di lei e su di me, e poi riposto con somma cura in attesa di questa occasione. Sì, è bellissimo, elegante e meravigliosamente efficace, e lei ne ha portato con orgoglio i segni sulla pelle di alabastro per quasi una settimana, io solo un paio di giorni in meno per via della grana e del colorito diversi. E poi, dovreste tenerlo in mano: si adatta perfettamente al palmo, diventa un prolungamento del braccio; molto meglio di quello che lei possedeva già prima di conoscermi e che tante volte ha sfiorato e accarezzato e morso senza pietà e con tanto amore il mio culetto rotondo e le mie tette impennate, strappandomi urletti e gemiti. Questo, penso, è il frustino perfetto e non vedo l’ora di usarlo di nuovo.
Nel trolley, invece, non c’è niente per lei, che non sembra sorpresa: è in attesa di nuovi ordini e di nuovo è in piedi con le spalle alla parete, la schiena ben inarcata, le gambe leggermente divaricate e le mani dietro la nuca, testa alta e occhi bassi, respira lievemente e resta perfettamente immobile, in una postura che esalta il fisico elegante e snello e mette in evidenza le tette che puntano in alto, ben più di quanto il reggiseno permetta. Ha appeso il mio vestito da gran sera nell’armadio, messo le scarpe al di sotto dopo avermi rivolto uno sguardo appena interrogativo che significava: “Signora, devo lucidarle, Signora?”, e dopo il mio diniego ha accuratamente spiegato e ripiegato il resto prima di riporlo ordinatamente nei cassetti. Guardo di nuovo lei e mi chiedo come è stato possibile che io, proprio io, abbia trovato l’amore della donna più bella del mondo, che mi ha insegnato tutto e ancora continua ad insegnarmi, che si è presa cura del mio corpo e del mio cervello; come è stato possibile, insomma, che io abbia ottenuto il primo premio alla lotteria della vita. E come sarà possibile che io che sono gelosa anche dell’aria che sfiora la pelle di lei quando cammina, per questo fine settimana mi troverò ad esporla ad estranei nuda, indifesa e sottomessa. Lei lo ha fatto con me, poi ha insistito per rifarlo sottomettendosi a sua volta e credo che non c’entri niente con la gelosia ed il desiderio ma molto con il principio di eguaglianza nella nostra coppia. O forse col desiderio ha a che fare: anche a lei piace, nei nostri giochi d’amore, mettersi in ginocchio e sentire il calore delle frustate sulla pelle.