Solo per amore

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Tag: bacio

Quando si lavora

by cristinadellamore

Meno allegra del solito, questa storia: la nostra amica Cristina scopre che il mondo è cattivo, più di quanto non potesse immaginare da sola, e sì che di esperienza ne aveva fatta, e la sua lei – Stella – la mette in guardia. Pubblicato per la prima volta il 17 aprile 2015.

Mario Siniscalchi

La nostra nuova amica, l’ex stagista bionda, aveva trovato sotto l’albero un contratto a tempo determinato: tre mesi al minimo di stipendio per rispondere al telefono, fare il caffè e far vedere le tette.

Poi la hanno chiamata, ormai un mese fa, e le hanno detto: risolviamo consensualmente quel contratto, ti assumiamo a tempo indeterminato. Con uno stipendio ancora più basso, sia detto per inciso, ma vuoi mettere la certezza di non trovarti in mezzo ad una strada alla vigilia di Pasqua. Lei ha detto sì, ci sto, e ha addirittura offerto l’aperitivo ai colleghi.

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Risvegli

by cristinadellamore

Poche righe, pubblicate per la prima volta il 16 aprile 2015, dolcissime: quanto erano innamorate la nostra amica Cristina e la sua lei – Stella.

Mario Siniscalchi

Lei mi vede bella anche di primo mattino. Apro gli occhi al suono della radiosveglia, in genere una voce maschile che enumera sventure in serie (è il giornale radio, non sono riuscita a convincerla a cercare una stazione che trasmetta musica) e me la vedo sorridente, a meno di un palmo dal naso.

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Domenica

by cristinadellamore

Complicità ed ironia, in questo brevissimo post pubblicato per la prima volta dalla nostra amica Cristina il 22 marzo 2015.

Mario Siniscalchi

Non ci siamo lasciate fermare dalla pioggia. Stivaletti alla caviglia per me, stivali alti per lei, spolverino chiaro per me, trench blu di taglio maschile per lei, e ci ripariamo sotto un elegante ombrello con la cupola in seta nera e puntale e manico di legno che lei regge saldamente ed io ho voglia di baciare le sue dita; ci teniamo sottobraccio ed io immagino di sbottonarle l’impermeabile e di trovarla nuda, deve essere per questo che ho un sorriso sulle labbra e lei mi dice che mi merito un bacio.

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Nel bel mezzo della notte

by cristinadellamore

Pubblicato per la prima volta il 13 marzo 2015, un brevissimo post che celebra tutta l’intimità della nostra amica Cristina con la sua lei – Stella.

Mario Siniscalchi

Mi sono svegliata alle quattro del mattino. Non era un incubo, ma un confuso sogno con molto rosso, non avrei saputo dire se sangue o fuoco. Mi ero addormentata tra le sue braccia, come al solito, e mi sono ritrovata rincantucciata nell’angolo più lontano del nostro lettone, un po’ sudata sotto il piumino d’oca.

Nel buio, ho richiuso gli occhi e teso le orecchie: volevo sentire il suono rassicurante del suo respiro, e invece è stata la sua voce che mi ha fatto sobbalzare.

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Al calduccio

by cristinadellamore

Condividere i momenti in cui ci si abbandona al sonno e si rinuncia al controllo: la nostra amica Cristina ce lo racconta con la delicatezza che la contraddistingue. Pubblicato per la prima volta il 21 febbraio 2015.

Mario Siniscalchi

Stanotte lei ha fatto una cosa che in genere non fa; dopo avermi baciata per augurarmi sogni d’oro, ha posato il capo sui miei seni e si è addormentata in un attimo.

Io ho sistemato il lembo del piumone in maniera tale che non le desse fastidio e sono rimasta sveglia, nell’oscurità temperata dall’illuminazione stradale che trapelava dagli avvolgibili semiaperti.

Guardavo lei, ma più che guardarla la sentivo contro di me, e le accarezzavo gentilmente i sottili capelli scuri che aveva raccolto con un elastico prima di venire a letto in una piccola coda.

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Nella norma

by cristinadellamore

Con questo post, pubblicato per la prima volta il 3 febbraio 2015, comincia il racconto del viaggio della nostra amica Cristina e della sua lei – Stella – alla ricerca di un figlio. Leggendolo, e già sapendo quello che è accaduto dopo, la mia tristezza aumenta.

Mario Siniscalchi

Il batuffolo d’ovatta, poi l’ago acuminato nella morbida pelle all’interno del gomito a cercare la vena che scorre sottopelle, il sangue rosso, scuro, denso che riempie le fialette. Lo stiamo facendo assieme, ed ho la conferma che se c’è una cosa di cui lei ha paura sono proprio gli aghi.

Cerotto, altrimenti la manica della camicia bianca di cotone si potrebbe macchiare e sarebbe un peccato, un bacio ed un caffè: da pallida che era, lei riprende colore, tanto da raccontare ancora un pezzetto della sua vita prima che ci fossi io, quella vita di cui sono gelosa.

“Mi viene da papà, credo. Anche a lui facevano paura gli aghi, e considera che ai suoi tempi, quando era un bambino, molte medicine che adesso si prendono in pillole, erano somministrate sotto forma di iniezione”.

Non ci ho mai pensato. Io sono stata una bambina sanissima, ed a maggior ragione il mio lungo ricovero in ospedale prima, in clinica poi, aveva aggiunto angoscia al dolore ed alla vergogna dell’aggressione. Per fortuna, quando sono uscita dalla clinica ho trovato lei ad aspettarmi, a porgermi una mano, ad offrirmi una spalla su cui piangere ed un letto in cui riscaldarmi al suo tepore.

Devo essere impallidita io, al ricordo, ed è lei a baciare me ed a offrirmi mezzo cornetto.

“Papà diceva sempre che grazie a questa sua paura si era tenuto alla larga dall’eroina: quando era ragazzo era una specie di malattia sociale, quasi ogni mattina leggeva sul giornale il nome di un amico o di un conoscente trovato fulminato, con l’ago ancora in vena”.

E adesso, si parla tanto di cocaina e di droghe sintetiche, ma l’eroina credo che esista sempre, magari ci si muore di meno. Mi piacerebbe informarmi, chi lo sa.

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La confessione

by cristinadellamore

Non credo ci siano commenti da fare: è semplicemente bellissimo. Pubblicato per la prima volta il 1 febbraio 2015.

Mario Siniscalchi

Avevo fatto tardi, l’ennesima inutile riunione si era prolungata in maniera assurda, poi l’autobus che non passava mai, poi il traffico, e insomma non ne potevo più, mentre aprivo la porta di casa sognavo solo un bacio da lei e poi una vasca d’acqua bollente.

Lei mi aspettava nell’ingresso, aveva addosso solo la maglietta bianca che le arriva quasi alle ginocchia e mi è subito sembrato strano, visto che era una serata fredda. L’ho abbracciata, l’ho baciata ed ho sentito le sue labbra fredde contro le mie.

Poi si è liberata dal mio abbraccio ed è elegantemente scivolata in ginocchio davanti a me. Ha appoggiato la fronte contro la mia gamba ed ha parlato a voce bassissima.

“Devo parlarti, ed è una cosa seria”, ha detto.

Sono rabbrividita, lì com’ero, con il piumino ancora addosso, la borsetta che penzolava da un braccio, gli stivaletti umidi improvvisamente diventati gelidi e troppo stretti. Come una sonnambula ho lasciato cadere la borsetta, fatto scivolare dalle spalle il piumino e mi sono accomodata sulla venerabile poltrona di pelle del bisnonno.  Lei si è di nuovo inginocchiata ai miei piedi, ha unito i polsi dietro la schiena, ha chinato il capo assumendo la posizione della sottomessa ed ha parlato.

Insomma, lì sul lavoro, c’è questo giovanissimo praticante che continua a farle la corte, mi ha detto, e oggi, dopo un lungo assedio, lei ha ceduto.

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Tornando a casa

by cristinadellamore

La nostra amica Cristina continua a raccontarci del suo viaggio di lavoro a Milano. No, in realtà ci racconta di come si è concluso, e di come ha ritrovato la sua lei – Stella. Pubblicato per la prima volta il 23 gennaio 2015.

Mario Siniscalchi

Non intendo paragonarmi a Jane Fonda, non c’è partita.

Ma dopo due notti da sola e due giornate piene e faticosissime, il Frecciarossa per Roma mi sembra vada anche troppo piano, il tassì mi sembra sempre bloccato nel traffico e mi dico che avrei dovuto prendere la metro, anche l’ascensore non arriva mai.

Per fortuna infilo la porta e dietro c’è lei, che mi sorride come sa, mi abbraccia e mi bacia, mi stringe forte, mi prende il trolley e praticamente lo lancia in un angolo; così ho le mani libere e posso ricambiare il suo abbraccio. Puzzo di sudore, di ferrovia, di polvere e di benzina, ho i capelli in disordine ed il trucco che cola da tutte le parti e tra le sue braccia mi sento bellissima.

E’ bellissima anche lei, ha indossato per me un leggerissimo abito da cocktail che la fascia morbidamente e mette in evidenza i suoi piccoli seni alti con i capezzoli eretti, la sua vita sottile ed i suoi fianchi snelli ed eleganti, e non si frappone tra il suo corpo ed il mio.

Abbracciate, piroettiamo fino al divanetto, mi lascio cadere trascinandola sopra di me, la stringo e lei si libera sorridendo.

“Stai buona lì, prima la doccia, poi l’aperitivo, poi la cena. Poi, se sarai brava, anche il resto”, mi intima, e così come sono, mezza seduta mezza sdraiata, comincia a spogliarmi.

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Io viaggio da sola

by cristinadellamore

La nostra amica Cristina ha pubblicato questo post per la prima volta il 21 gennaio 2015. Io non ho niente da aggiungere.

Mario Siniscalchi

Anche se preferirei essere in compagnia, su questo Frecciarossa che mi porta verso Milano più o meno a trecento all’ora. Viaggio di lavoro, due notti e due giorni fitti di incontri e riunioni, e lei a seicento chilometri da me, e il wi-fi funziona anche maluccio, ogni tanto cade la linea, non riusciamo videochattare sul social network (no, non quello bianco e blu, quell’altro).

Stamattina lei mi ha dato un lungo bacio, sulla porta di casa, profondo, affamato, e lo ha accompagnato con una carezza molto intima, che mi ha fatto desiderare di tornare dentro e togliermi le mutandine. Ho sentito il suo sapore ed il suo tocco per tutta la giornata che ho passato per metà al telefono con i clienti e per metà in noiosissime riunioni.

Affondata in questa poltrona sento ancora adesso che lei è accanto a me. Ho rinunciato ad internet e rimesso il phablet aziendale in borsa, e le mie dita hanno incontrato una setosa morbidezza che non era la fodera dello scomparto.

Mi alzo un po’ barcollando e caracollo verso il bagno, faccio appena in tempo ad chiudermi dentro che mi arriva un messaggio. Assieme al phablet estraggo le sue mutandine, quelle che ha indossato ieri, le stringo in pugno e leggo: “Sicura che hai trovato il mio pensiero. Sono con te”. Completato con un cuore, ed io so quello che devo fare.

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Dov’era l’ombra

by cristinadellamore

Pubblicata per la prima volta il 17 gennaio 2015, un’altra scheggia di affetto, condivisione e memoria da parte della nostra amica Cristina.

Mario Siniscalchi

Avevamo trovato un avviso, quella mattina, uscendo di casa. Il condominio aveva finalmente deciso, bisognava tagliare le due magnolie che, piantate lì sulla fine degli anni ’50, al momento della costruzione del palazzo, arrivate ormai all’altezza del quarto piano ombreggiavano sì il vialetto di accesso ma con le radici avevano devastato l’ingresso carrabile.

Rapido ed indolore, al nostro ritorno a casa non c’erano più, solo due grossi ceppi al livello del suolo, ed l’allegro portinaio filippino che raccoglieva qualche ramo sfuggito agli operai che avevano portato via il resto.

A lei era scappata qualche lagrimuccia, aveva gli occhi un po’ rossi, e dopo aver accettato il mio bacio mi ha spiegato perché.

“Li avevo visti lì da sempre. Io qui ci sono nata, capisci, ed era una cosa che mi univa ai miei genitori. Quando l’ho raccontato a mio fratello, gli ho mandato una mail, ci è rimasto male anche lui”.

Non c’era che da darle un altro bacio, farla accomodare sul divano e lasciarla parlare; come adoro fare, mi sono accovacciata ai suoi piedi, il capo sulle ginocchia. La sua mano mi carezzava la nuca e intanto mi raccontava di quando giocava col padre, che faceva finta di arrampicarsi lungo i tronchi o la alzava tenendola per la vita per farle toccare qualche ramo, e di quando la madre le diceva di non toccare le foglie cadute per il vento perché potevano essere velenose.

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