Marco (Dialogo quasi socratico su figli, mogli e cali di reddito)

di cristinadellamore

Pubblicato per la prima volta il 27 dicembre 2014: la nostra amica Cristina ci racconta i suoi rapporti con la famiglia di lei, purtroppo ridotta ai minimi termini. E buon Natale, un altro Natale senza.

Mario Siniscalchi

Leo* si era addormentato sul mio petto e Maria Carla* era andata con lei a metterlo a letto. Ero rimasta con Marco* a dar fondo alla bottiglia di picolit; è mio cognato, ma a lei non assomiglia per niente: è più scuro di pelle, di capelli e di occhi, ha anche le labbra molto più carnose che, come mi aveva detto Maria Carla*, sapeva usare in maniera eccezionalmente delicata.

Marco: “Leo* vi adora, non potrebbe avere zie migliori di voi. E adesso Maria Carla* vorrebbe il secondo”.

Io: “Perché no? Sta bene, è giovane, e ve lo potete permettere. E a te i bambini piacciono”.

M. : “A me piace mio figlio, piace la mia donna, insomma la famiglia mi piace, e non lo avrei mai creduto”. (Fa lo stesso sorriso del figlio, mite ma sicuro, e se non fossi già sposata con lei mi inginocchierei davanti a lui per chiedergli di concedermi l’onore di fargli un pompino.)

Io (Mi do figurativamente un pizzicotto per scuotermi prima di aprire bocca): “E allora, perché no?”

M. : “E’ una cosa che non dovresti riferire a lei e a Maria Carla*: le cose non vanno proprio benissimo, in questo periodo”. (Mio cognato è alla testa di una strana e complicata costellazione di società nel campo immobiliare: fondamentalmente compra e rivende appartamenti, e ci guadagna tantissimo; lei ha una quota del 50% in queste attività, sono soldi che però non ha intenzione di toccare.)

Io: “Non mi dire che state diventando poveri”.

M. : “Certamente no. Ci hanno insegnato a spendere meno di quello che guadagniamo. Però sono un po’ preoccupato. Ti dispiace se fumo?”

Io: “Sei a casa tua, e il toscano mi piace”.

M. :”Insomma, secondo te dobbiamo farlo questo bambino?” (Accende il mezzo toscano ed io dilato le narici, è un bel profumo. Ho smesso di fumare da qualche anno, ma l’odore del fumo mi piace ancora. E quello che fa lei col fumo delle sigarette è una cosa meravigliosa.)

Io (Mi viene quasi da piangere, lo vorrei anche io un bambino, e mi piacerebbe se il donatore fosse lui, ma sarebbe in qualche modo incestuoso): “No, non puoi chiedermelo, è una cosa che dovete decidere voi due”.

M. : “Sai, te lo chiedo perché mi fido tantissimo di te. E poi ho paura che Maria Carla* la prenda male, se le dico che non è il caso”.

Io: “Non dovresti. Parlale onestamente, è la tua compagna, dovete condividere tutto, noi lo facciamo”.

M. : “Lo so, ce lo ha insegnato nostro padre. Sai che ti dico? Lo facciamo; sai, è così gradevole provarci”. (Altro sorriso disarmante ed eccitante, aumenta la mia voglia di sesso.)

Io (Svuoto il bicchiere e purtroppo la bottiglia ormai è vuota): “Allora speriamo che sia femmina”.

M. “Allora la chiameremo come te”. (Mi mordo le labbra, ho voglia, appena torniamo a casa inchiodo lei sul materasso e smetto domani mattina.)

 

 

 

* Ovviamente i nomi sono di fantasia, la conversazione no