Scenario, parte diciassettesima

di cristinadellamore

Qui la nuova parte della storia fantasy della nostra amica Cristina; di seguito un altro capitolo della storia incompiuta: purtroppo è quasi finita.

Mario Siniscalchi

SCENARIO (17)

“Più in fretta, prigioniere”. La Strega si fa sentire di nuovo e di nuovo fa schioccare la frusta. Il fiato sempre più corto, i muscoli sempre più molli, il corpo sempre più dolorante, tieni il ritmo meglio che puoi, perché hai di nuovo paura: hai paura della Strega, hai paura della frusta, hai paura di scivolare e cadere. Ci stanno riuscendo, ogni cosa di te, di quello che eri, te la stanno portando via. Cerchi di immaginare di nuovo come potrebbe essere la terza prigioniera, di cui non sai nulla. La immagini come piace a te, alta, bruna, formosa (anche se è più probabile che sia asciutta ed atletica), e immagini il sapore e l’odore del suo sesso, spalancato davanti alle tue labbra, pronto ad essere baciato e leccato e coccolato. Immagini che le piaccia tutto quello che a te piace fare ad una donna e che sia pronta a farti tutto quello che desideri una donna ti faccia. Nonostante il dolore, la fatica, la fame, la sete ed il freddo ti senti in grado di correre ancora per ore, sostenuta da questa assurda fantasia, come ti sostenne la fantasia di possedere il sottufficiale istruttore durante la prova di ammissione al corso per le Forze Speciali. Poi il sottufficiale istruttore venne davvero a letto con te, e non fu sesso memorabile, ma questo non ha avuto importanza. La tua fantasia è interrotta bruscamente: la frusta schiocca di nuovo, vicinissima alle tue orecchie, e subito dopo senti un gemito, che ti riporta al qui ed ora.

“Prigioniera 7099, qui non è consentito battere la fiacca”. Altro schiocco di frusta ed altro gemito, più soffocato, ad accompagnare la voce della Strega. Quindi la quarta sconosciuta è una politica come te, e deve essere qui da parecchio tempo. Ti chiedi se la conosci: hai scoperto che quei numeri non sono riservati ai militari, ma periodicamente la polizia segreta avvia indagini sulle forze armate e sai che molti, come te, sono spariti in questa o in qualche altra prigione. Mentre ci pensi ti chiedi anche quanto tempo sia passato da quando avete cominciato a lavorare, e se la Strega intende rispettare il limite delle due ore: lo fai per ingannare te stessa e per non pensare alla prigioniera che ha preso addirittura due frustate di fila e non chiederti come reagiresti se dovesse toccare a te. Intanto continui a trottare al passo imposto dalla Strega: sei sicura che troverà il modo di frustarti e la tua paura cresce. Perché non hai idea di quello che proveresti; certamente dolore, ma di che tipo? Gli istruttori, in accademia, usavano liberamente i bastoni di bambù che erano anche il simbolo del loro grado, facevano male, lasciavano segni che sembravano non voler andare mai via, macchie blu e rosse che diventavano lentamente nere, ma che erano anche un segno di coraggio e tra gli allievi ci si vantava a che ne riceveva di più. Qui una frustata che apre la pelle e fa scorrere il sangue può causare infezione e ucciderti. E tu hai deciso che vuoi vivere ancora un po’.

“Potete rallentare, prigioniere. Al passo”. La Strega vi dà di nuovo il tempo, tu lo segui e senti il sudore scorrere lungo il filo della schiena ed inzuppare il cappuccio: respirare diventa ancora più difficile, ma sai che non devi farlo attraverso la bocca perché l’aria è gelida e ti farebbe sentire peggio. Sai anche che la Strega non è per niente soddisfatta di non aver ancora avuto motivo di frustare anche te e che farà di tutto per togliersi la soddisfazione. Di nuovo, mentre procedi a passo cadenzato seguendo la voce della Strega, ti chiedi quanto deve ancora durare il turno; già che ci sei, ti chiedi anche se, dopo, avrai la possibilità di mangiare qualcosa e magari di avere un po’ di riposo o se dovrai tornare alla squadra e di nuovo metterti al lavoro con Zero Diciotto.