Deformazioni – Parte terza
di cristinadellamore
(Questa è l’ultima parte, qui quella precedente)
La donna continua ad ascoltare e quando finalmente mi fermo senza fiato sorride ancora di più. Insomma, dice, non ho ancora cominciato a lavorare con loro e già comincio a criticare, e sembra che la cosa la diverta. Poi aggiunge che alcune idee sembrano interessanti e che si potrebbero prendere in considerazione; è per caso la solita frase consolatoria? Se appena appena ho capito questa donna, probabilmente no. Certo, io ho alle spalle abbastanza anni di azienda per sapere come funzionano queste cose.
Mi spiego: cambiare qualcosa in una struttura burocratica, anche se piccola, prevede tutto uno strano rituale, tipo le danze di accoppiamento di certe specie animali, alla fine del quale vengono coperte tutte le tracce e nessuno deve essere in grado di risalire a chi ha avuto l’idea iniziale. Così se va tutto bene è il capo a prendersi il merito, se c’è qualche guaio, e capita anche più spesso di quanto si immagini, la colpa può essere data al collaboratore in disgrazia. Quindi non mi scaldo più di tanto e mi limito a rispondere al sorriso meglio che posso.
E finalmente arriva la domanda di cui ho paura: se ci lavoravo così bene, come mai sono qui a discutere di una nuova posizione (altro orribile anglicismo, ma ci sono abituata) in una nuova azienda? Qui finisce lo scaricabarile: non posso decentemente contare balle alla mia futura direttrice, o comunque la chiamino qui. Tiro un bel respiro, penso a lei per prendere forza e sì, spiego che sono venuti fuori dei problemi sul luogo di lavoro, rapporti di fiducia che si sono deteriorati o addirittura sono completamente venuti a mancare e che per me andare via è la soluzione migliore. E adesso accada quel che accada.
La donna davanti a me non sorride più e parte con un discorso accorato sulla difficoltà di mantenere un buon clima in azienda, soprattutto quando i collaboratori sono motivati, aggressivi e competitivi; litigi, discussioni e peggio che mai ripicche sono visti come il diavolo, e l’unica soluzione che conosce è il licenziamento dei reprobi. Bene, cioè male: mi sembra una intimidazione bella e buona. Vuol dire che mi toccherà restare ad arrostire a fuoco lento nella mia vecchia azienda?
Annuisco compunta, come la scolaretta disciplinata che non sono mai stata. Dentro sento freddo e contemporaneamente provo una scarica di adrenalina che mi fa coprire di un velo di sudore gelido tutto il corpo. Assurdamente mi preoccupo della tenuta del mio deodorante. Neanche tanto: la paura ha un odore ed i predatori lo percepiscono benissimo, quindi mi impongo di non rispondere, non reagire, non muovermi. Resto in silenzio, sorridendo educatamente, in attesa del seguito. Perché un seguito c’è, ovviamente, quindi ho fatto, per caso o per fortuna, la scelta migliore.
La donna cambia tono, che diventa improvvisamente conciliante: dice che sa benissimo quanto sia difficile per una ragazza lavorare in un ambiente di lavoro più che maschile maschilista, e che la policy (riesco a non sbuffare davanti a questo ennesimo sberleffo alla lingua italiana) della sua azienda è quella di reprimere con la massima severità i comportamenti sessisti. Quindi posso stare certa che qui non potrà capitare niente del genere ad una ragazza che voglia farsi strada lavorando con impegno. Farmi strada: abbiamo detto poco fa che entrando qui come commerciale morirò commerciale, quindi non c’è tanto da andare avanti. Annuisco di nuovo anche se con minore entusiasmo.
La donna si alza in piedi ed io la imito: abbiamo finito, dunque, ma mi sembra che manchi qualcosa. Voglio dire, non mi ha chiesto quando posso cominciare, non mi ha dato il benvenuto nella loro grande famiglia, niente del genere. Può significare, penso mentre ci stringiamo la mano e temo che la mia sia gelida e sudatissima, che ci sarà un terzo tempo, oppure che abbiamo finito e che qui non rimetterò più piede. Peccato.
Sono quasi sulla porta e la donna mi ha accompagnato educatamente fino alla soglia dove mi stringe di nuovo la mano forse con più calore. E finalmente mi dice che mi chiamerà entro due o tre giorni e mi anticiperà il contratto da firmare per posta elettronica. Sono libera da subito, non è vero?
sudore… in questo periodo se ne produce a ettolitri e la pelle diventa subito saporita. immagino che ne avrete approfittato leccandovi parecchio, non è vero? ma poi vi sarete stancate, perché il troppo stroppia… 🙂
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Poi riprendiamo fiato e ricominciamo. Basta un po’ di creatività
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