Un tranquillo week end di emozioni – Parte tredicesima

di cristinadellamore

(Segue da qui)

“Non essere timida, amore. Serviti, ho paura che oggi non si mangerà altro”. Lei dà il buon esempio e si riempie un piatto di uova strapazzate e pancetta, riempie anche il mio, poi caffè e succo di arancia. Per qualche ragione le amiche danno un’occhiata alla nostra scelta e ci imitano. Cioè, non è vero, la ragione la conosco, lei è nata per essere una leader, da lei promana una forza tranquilla ed una sicurezza di sé che invita chiunque sia nelle vicinanze ad abbassare gli occhi e dire Sì Signora. Mi siedo e mi rendo conto che ho dimenticato di prendere un po’ di pane, poi vedo due belle fette accanto al mio piatto: ovviamente ci ha pensato lei, non avrei dovuto preoccuparmi. E mentre mangiamo la padrona di casa ci spiega che oggi, subito, faremo una specie di pellegrinaggio attraverso tutta la tenuta, seguendo un percorso scelto con particolare attenzione ed accuratamente tracciato, che simulerà le migrazioni di quei popoli che questi rituali ci hanno tramandato. Poi resteremo in meditazione e finalmente, al tramonto, accenderemo il nuovo fuoco dell’estate e celebreremo le nozze con la natura. Quando la spiegazione è finita riesco a non ridere solo perché lei mi tiene la mano e mi imbocca addirittura per costringermi a bere un po’ di questo caffè che purtroppo è orribile.

“Avrei preferito scarpette e calzoncini per fare una bella corsa, amore, ma siamo tra amiche e dobbiamo adeguarci. Mi chiedo se sia stata la nuova fidanzata a metterle in testa tutte queste stronzate o se c’è arrivata da sola”. Incoraggiata dal sorriso di lei svuoto la tazza e mi alzo addirittura per riempirla di nuovo; prendo anche quella di lei che mi ringrazia con un piccolo cenno del capo ed un sorriso che mi riscalda tutta: adoro fare le cose giuste, così mi sento all’altezza delle aspettative che lei ha verso di me, e piuttosto che deluderla preferirei morire. Mi accorgo, mentre riempio le tazze con attenzione, che le amiche si sono già disposte a coppie ai tavolini, e sembrano parlare fitto fitto. Intercetto lo sguardo della rossa riccia puntato su di me, non c’è un messaggio negli occhi verdi mentre ascolta distrattamente la sua compagna di tavolino? Non dovrebbe interessarmi ma io sono curiosa; non ho dimenticato le tecniche da piccola civetta – per giocare a volte le metto in pratica con lei e resto sempre estasiata quando la vedo reagire ad uno sguardo o ad una smorfietta – e così ricambio l’occhiata e ammicco quasi impercettibilmente. Affare fatto, resteremo in coda e faremo due chiacchiere.

“Amore, stamattina hai intenzione di fare la brava, non è vero?”. Lei sorride prendendo la tazza dalle mie mani e ne approfitta per sfiorarmi le dita. Ricordando quello che mi ha appena fatto con le dita di acciaio ricoperte di sede – ed il culetto mi brucia gradevolmente ancora un po’ trasferendo il pizzicore alla mia fichetta depilata – arrossisco improvvisamente e quasi rovescio il mio, di caffè. Come potevo pensare di passarla liscia? Lei ha certamente intercettato lo scambio di occhiate con la rossa, perché non è capace di staccare gli occhi da me, e non solo per ammirare il mio corpo; so che lo fa perché di me si prende sempre la massima cura. L’alternativa ovviamente è che mi abbia letto nel pensiero, e qualche volta realmente mi sembra che riesca a farlo. Sì, certo che farò la brava, nel senso che parlerò poco ed ascolterò molto, e riferirò tutto a lei: abbasso gli occhi e rispondo in un fiato come deve una sottomessa: sono premiata, lei mi prende la mano e la porta alla bocca, la bacia e mi fa sentire anche la punta della lingua.