Un tranquillo week end di emozioni – Parte sesta

di cristinadellamore

(Qui la parte precedente)

La padrona di casa non sembra imbarazzata, si tiene stretta la sua valchiria bionda mentre ci spiega che siamo ormai pronte per accendere il primo fuoco della primavera e ci invita a seguirla camminando a coppia; una di ogni coppia porterà una torcia che però accenderemo solo all’ultimo momento per non rovinare l’atmosfera – una cosa che mi sfugge, un’altra, insomma – poi si avvia oltre il cerchio di alberi ed oltre quelli ben più antichi, in una direzione inaspettata. Noi siamo una coppia già formata e lei si muove per prima sulle sue orme, portando con delicatezza anche me. Non mi volto, anche se sono curiosa di vedere come si formeranno le altre coppie.

“Lo scopriremo anche troppo presto, amore, l’importante è che noi siamo assieme”. Giusto, lei mi ha parlato con la voce più bassa e sensuale che abbia mai udito, deve essere l’atmosfera che si sta creando; se dovremo farlo lo faremo, intendo dire l’amore qui attorno al falò, e non importa che cosa penseranno le nostre amiche, se pure avranno il tempo di pensarci. Camminiamo ancora a lungo, nel buio che si fa sempre più completo: alle nostre spalle la luce che proveniva dal barbecue è ormai sparita, non ci sono lampade di nessun genere e non c’è la luna. Probabilmente la data è stata scelta anche per questo.

Quando finalmente la mia vista si è in qualche modo abituata al buio siamo arrivate a destinazione, dopo aver affrontato anche una scala grossolanamente intagliata nella terra dura per scendere in una specie di valletta. Mi accorgo che la padrona di casa ci ha costrette a passare di lì anche se c’è un altro sentiero molto più agevole, che mi auguro utilizzeremo per il ritorno. Scrollo le spalle, va tutto bene, e magari questa discesa può avere un significato rituale che mi interessa poco o niente, a dir la verità. Anzi, quella che sembrava una serata interessante sta in realtà cominciando ad annoiarmi, sono anche un po’ stanca ed ho solo voglia di sdraiarmi da qualche parte, stando abbracciata a lei, meglio se su un bel letto.

Lei mi tiene ancora più stretta e regge la torcia con fierezza, un sorriso gentile sulle labbra sottili: anche lei si guarda attorno e sicuramente vede anche quello che a me al momento sfugge: io vedo solo la legna accuratamente accatastata nel mezzo di un cerchio di sassi piatti e, girando appena il capo, le coppie che si sono formate accanto a noi e che mi sembrano abbastanza ben assortite, almeno fisicamente.

Luce rossastra ed un po’ ondeggiante: la bionda sacerdotessa di Freya solleva una lanterna dall’aspetto ancora più rustico dei piatti con un mozzicone di candela che palpita e sembra doversi spegnere da un momento all’altro, la padrona di casa fa un cenno e sì, lei per prima, poi le altre tedofore, abbassano le torce e le accendono una dopo l’altra. Con questa luce lei è ancora più bella, ma questo già lo sapevo: nel nostro donjon qualche volta rinunciamo alla fredda elettricità e ci limitiamo ad illuminare i nostri giochi con un braciere e, appunto, un paio di torce.