Casalinghe
di cristinadellamore
“Continua così, amore, olio di gomito”. Lei mi incita con un sorriso che, scopro, raddoppia le mie energie. Ho tra le mani un pentolino che ha diritto al posto d’onore nella nostra cucina, acciaio con i manici di ottone scintillante e c’è anche il coperchio uguale. Solo che adesso non scintilla più tanto nonostante il passaggio in lavapiatti e dobbiamo rifinirlo a mano; mi sono offerta volontaria e non me ne pento.
“Ho imparato a cucinare con quella, amore, e molte di quelle ammaccature le ho fatte io”. Lei mi ha già raccontato qualche aneddoto su questa pentola che sto sfregando con la spugnetta inumidita in acqua e bicarbonato; so che la madre di lei la comprò appena sposata quando vivevano a Torino, so che il padre di lei la preferiva per la preparazione del risotto allo zafferano ed ho anche visto una foto divertente, lei ed il fratello, rispettivamente quattro e sei anni, che affondavano i cucchiai lì dentro con espressione sognante: la madre aveva appena preparato la crema pasticciera per una torta di compleanno.
“Il mio primo sugo di pomodoro venne malissimo, troppo cotto e troppo salato, amore. Lo mangiarono senza dire una parola, volevano che mi valutassi da sola, come per tutto il resto”. E sono certa che lei si dette un pessimo voto, con la grande onestà che ha certamente imparato anche così. Abbasso gli occhi e decido che è il momento del primo risciacquo e intanto penso a lei ragazzina, ancora pelle e ossa, che si chiede dove ha sbagliato e cerca la soluzione. Ho imparato da lei a correggere i miei errori da sola, ed ecco lei come lo ha imparato.
“Era una puttanesca, amore, e non avevo considerato che olive e capperi erano già salati, figurati”. In effetti neanche io ci avevo mai pensato prima di essermi trovata in cucina con lei, io sapevo al massimo fare una frittata, e non sentivo il bisogno di imparare altro. Considero la pentola: l’acciaio imperlato di goccioline d’acqua brilla ai raggi del sole che entra dalla finestra, ma c’è ancora da fare, se l’interno è a posto il fondo ha ancora qualche traccia di bruciatura.
“Lì puoi usare la pezzetta di acciaio, amore”. Lei me la porge, è di quelle già insaponate. Comincio a sfregare e mentre il fondo torna quasi come nuovo, vedo qualche macchietta rossa. Sangue, mi devo essere tagliata senza accorgermene perché ho le dita insensibili per averle tenute troppo nell’acqua. Non importa, non si può finire un lavoro senza metterci un po’ di sangue, quindi è il momento dell’ultimo risciacquo, lei è pronta alle mie spalle con lo strofinaccio pulito per asciugare con cura ma quando le passo la pentola lei quasi la lascia cadere e mi prende invece la mano.
“Bisogna far qualcosa per questo taglietto, amore”, Porta le dita alla bocca e comincia a leccarle gentilmente. Dovrei tagliarmi più spesso.