Cavalieri e principesse (in pericolo) – Prima parte

di cristinadellamore

Allora, dopo giorni e giorni più che primaverili stamattina cielo nero, umidità da tagliare col coltello e venticello gelato. Ce ne siamo accorte quando siamo uscite a correre ed io mi sono pentita di aver osato i pantaloncini corti, e adesso considero l’armadio per decidere cosa indossare. Sì, perché oggi ho un appuntamento fuori città, il che significa quasi un’ora di viaggio sul mio fedele scooter, per raggiungere l’agriturismo che non è più nostro cliente da anni e che spero di recuperare con i nuovi prodotti. Niente tailleur, dunque, visto che vado in campagna, quindi jeans comodi e scarponcini, camicia di flanella e maglione ampio, da coprire con il giaccone tecnico ed i pantaloni impermeabili che indosso sempre con un po’ di preoccupazione, per quanto sono lisci: se cado con questi addosso mi faccio almeno duecento metri sul fondoschiena.Lei mi saluta sulla porta di casa: stavolta non può aiutarmi, ha una riunione importante e dovrà a sua volta affrontare il caos della metro; approfittando dell’assenza della cugina, uscita per prima per presenziare alle udienze in tribunale, mi bacia indossando solo la breve gonna rossa del tailleur più aggressivo, le autoreggenti e le decolté rosse; lei mi stringe forte, a rischio di farsi male contro il giaccone ruvido e non ho più voglia di andare via.

Però lo faccio, lei mi spinge gentilmente fuori di casa e quasi senza accorgermene mi ritrovo in garage; montando in sella mi viene in mente che sì, proprio come un cavaliere ho baciato la mia bella prima di partire per una pericolosa cavalcata, una complicata quête du Graal attraverso il traffico di Roma, ben più pericoloso delle selvagge foreste europee dell’Alto Medioevo.

E poi mi concentro sulla guida, e faccio bene, perché secondo le indicazioni del mio telefonino l’itinerario non è né breve né semplice, prima mezzo giro di Raccordo Anulare, poi una statale, infine una provinciale, insomma una bella prova sia per me che per il mio vecchio scooter che poi non ho cambiato anche se avrei dovuto farlo, visto che nell’ultimo anno ci ho speso parecchi soldi per tenerla in efficienza, con risultati non entusiasmanti.

Sul Raccordo il traffico è fin troppo scorrevole per chi è costretto, come me, ai novanta all’ora; non solo, pochi minuti e cominciano i primi spruzzi di pioggia, giusto quanto basta per rendere viscido l’asfalto, per tacere del consueto ingorgo all’uscita per l’aeroporto, e proprio lì mi trovo a dover schivare due volte un minibus col simbolo NCC che mi taglia la strada per superare la fila ed infilare lo svincolo con un paio di minuti di anticipo: che dire, complimenti, e inghiotto un paio di maledizioni ben sentite che mi salgono alle labbra.

Insomma, il mezzo giro del Raccordo alla fine diventa la parte più semplice: lo svincolo della statale è ben mimetizzato e quasi lo perdo, e sì che avevo rallentato; qui si tratta di pochi chilometri, e per fortuna, visto che la strada è più stretta e parecchio trafficata, me la devo vedere anche con i camionisti che vorrebbero imporre la legge del più forte e proprio mentre vinco una sorta di duello rusticano sul filo degli ottanta all’ora – e meno male che non piove più – compare la mia uscita che imbocco fin troppo allegramente visto che finisce in una sottile striscia d’asfalto piena di traffico. Certo, è la provinciale che attraversa in pieno una frazione di Roma, e meno male che tra le spese di cui mi sono lamentata c’è anche quella per le nuove pastiglie dei freni che mi ripagano del loro prezzo evitandomi di finire dentro un negozio. Che poi magari sarebbe stato azzeccato, è l’esposizione di un marmista, non per niente siamo dalle parti del cimitero.