Ripresa
di cristinadellamore
A casa stanca, accaldata e decisamente incazzata; lo scooter mi ha di nuovo lasciata per strada, ed è davvero il momento di cambiarlo, peccato però che in questa stagione i prezzi siano fin troppo alti (ma poi quando scendono mai? L’autunno scorso l’usato era inavvicinabile a meno di rivolgersi ad inquietanti catorci, per dire); ma sono incazzata soprattutto perché lei non c’è, e mi apre la porta di casa la cugina, fresca e riposata visto che è arrivata almeno da un paio di ore, ha fatto la doccia e si è cambiata.
No, non ha fatto la doccia in realtà, si offre di uscire a correre ma non ne ho la minima voglia, grazie. Poi, siccome insiste, alla fine cedo, mi cambio in fretta e spero che dopo un’oretta di corsa, adesso che è un po’ più fresco, mi saranno passate incazzatura e stanchezza. Sempre meglio che fissare la pagina di un libro senza nemmeno distinguere le lettere pensando a lei, mi dico provando a sciogliere i muscoli della gambe che sento un po’ contratti.
Decidiamo di non forzare e facciamo bene: qui attorno alla chiesa del quartiere c’è sì un po’ di vento, visto che siamo più in alto, ma il vento è caldo, accidenti. A passo poco più che di marcia non faremo tanta strada ma va bene così, almeno per oggi; anzi restiamo una accanto all’altra ed è una buona occasione per chiacchierare. Non si dovrebbe, ma non è una cattiva idea, il tempo passa più in fretta e poi sapete che io sono curiosa, mi piacerebbe sentire qualche novità sul professore, e non solo.
Sono immediatamente accontentata, perché la cugina mi racconta che la famosa serata dopo l’ufficio è andata benissimo e si è davvero divertita; e mi spiega che no, non era un collega di studio, anche perché l’unico maschio in giro è il figlio di una delle socie che è uno spaventoso morto di fica dal quale è meglio girare alla larga, si tratta di un avvocato che ha conosciuto in tribunale, e nessun problema che ha una decina di anni più di lei, è tanto intelligente e simpatico.
Io quasi inciampo perché penso al professore che è ancora più grande, e insomma alla cugina per il momento piacciono ben cotti, le faccia buon pro. Ma come è andata a finire la serata? Cioè, non posso certamente chiederle: ma alla fine te lo sei scopato?, però credo che la cugina capisca benissimo che lo sto pensando, si volta e mi guarda in faccia a rischio di andare a sbattere o di inciampare e mi dice che no, non hanno combinato niente e ancora ci sta pensando e si chiede se ha fatto bene a fare la preziosa.
Poi riprende il ritmo senza problemi e continua a raccontare allungando un po’ il passo senza forzare. Dunque, cena quasi di lusso, non stellata ma ci mancava poco, ambiente raffinatissimo e addirittura una saletta privata; poi la cugina ha capito che ce n’erano tre o quattro, nel ristorante, quindi niente di trascendentale, in realtà. L’avvocato si è mostrato educatamente interessato, nel senso che non le sbirciava le tette ma faceva capire che lo avrebbe fatto volentieri se fosse stato più ruspante, e insomma ad un certo punto le ha anche preso la mano e la ha baciata.
Bene, ma se non c’è sesso da raccontare io perdo l’interesse. Possibile che non si siano neanche dati una qualche reciproca palpatina in macchina, dopo cena? No, perché la saletta privata del ristorante si prestava eccome, e mi viene in mente Histoire d’O, nella versione a fumetti di Guido Crepax che lei conserva gelosamente perché era del padre, quel ristorante in cui trattano la protagonista come una puttana, il Lapérouse, che poi ho scoperto che esiste davvero ed è anche molto ma molto caro, e nonostante tutto ci sono anche i camerieri che sbirciano mentre la protagonista spompina un antipaticissimo commensale, ma questa è un’altra storia.
Insomma, dopo cena questo avvocato voleva anche offrirle da bere e ovviamente l’ha invitata a passare da lui. Era il momento buono, e la cugina ha detto no grazie, stasera sono davvero stanchissima, e lui ha incassato con molta grazia; tanto che alla fine, quando eravamo quasi sotto casa, ride lei rallentando di nuovo la corsa, mi sono quasi pentita e mi è venuta voglia di farlo fermare qui dietro – e indica il viale che di notte diventa improvvisamente frequentato da auto che rimangono ferme non più di una decina di minuti.
Concordiamo che non avrebbe fatto una grande impressione ed a questo punto mi rendo conto che, ridendo e scherzando, abbiamo fatto quasi il solito lavoro, almeno in termini di tempo. Sono anche meno incazzata di quando sono arrivata a casa, un po’ di attività fisica è sempre la cosa migliore. Sì, la cugina è d’accordo, torniamo a casa; facciamo uno strappo per gli ultimi duecento metri, tanto per scaricare le ultime tossine, e in ascensore la cugina mi confessa che ha già un appuntamento per la settimana prossima, ma sarà di sabato e questa volta ha deciso di accontentarlo. E certo, mi racconterà tutto per filo e per segno.