Polvere senza stelle

di cristinadellamore

Scendo dal tassì che mi ha portata nel bel mezzo del niente assieme al nerd. Ultima visita della giornata, palazzone di uffici in vetro e cemento che starebbe benissimo a Manhattan o nel Miglio Quadrato e invece siamo in vista dei Castelli; probabilmente per piazzare i locali precisano che sono ad un passo dal Raccordo Anulare e dall’autostrada e magari qualcuno abbocca, come il nostro cliente che ha messo in piedi un piccolo call center e mentre venivamo fin qui mi sono chiesta come faccia a sopravvivere.

Ho voglia di fare il più in fretta possibile e tornare a casa, sono stanca e mi sento anche sola, lei è fuori per lavoro e mi ha mandato un video di venti secondi: in primissimo piano mi dice che mi ama e mi manda un bacio, l’ho già guardato e riguardato e penso che mi farà compagnia stasera, quando mi consolerò con un meraviglioso e tradizionale dildo di venti centimetri e dedicherò a lei il mio piacere. Ci penso forse troppo e improvvisamente mi accorgo che il nerd mi sta guardando con fin troppo interesse: mi è scappato qualcosa? Spero proprio di no, mi impongo di non arrossire e non preoccuparmi.

Comunque il call center non è proprio piccolissimo, il cliente ci aspetta all’ingresso, ci guida lungo corridoi ed ascensori e poi ci fa strada attraverso un open space nel quale sono stipate almeno quaranta postazioni, tutte occupate ed in piena attività. Mi aspettavo ragazzi e ragazze della mia età o anche più giovani, e invece vedo che sono tutti sui trent’anni, impegnatissimi con cuffie e microfoni. In fondo, dietro una scrivania posta un po’ più in alto, come una cattedra sulla predella, presidiata da un donnone dall’aspetto scoraggiante e che è probabilmente il capoturno, una porta che conduce nell’ufficio del capo.

Ci accomodiamo sulle poltrone riservate agli ospiti di riguardo, in un angolo vagamente arredato come un salottino – c’è anche un divanetto che è riservato, capisco, alle terga del padrone – e cominciamo a lavorare. Sì, perché io qui ho poco da fare: questo è un settore per il quale lavoriamo poco, i nostri soliti prodotti non servono, bisognerà fare qualcosa su misura.

Dunque, pare che la società venga pagata secondo due parametri, i contatti ed i minuti di contatto, quindi bisogna registrare tutte le telefonate fatte e tutti i tempi di conversazione; si può fare? Il nerd ci pensa un attimo, poi dice di sì, anche se bisognerà lavorarci in po’ e magari ho bisogno di aiuto. Io invece mi chiedo se non ci sia un qualche divieto di controllo dei lavoratori in questo modo.

Mi spiego: effetto collaterale di conoscere quante telefonate sono state fatte è conoscere chi le ha fatte, o almeno credo; ovviamente non posso dirlo davanti al cliente, per prima cosa mi informo, decido, poi ne parlo col nerd e vediamo. Provo ad offrire qualche altra cosa ma è già tanto se riesco a fissare un appuntamento per la settimana prossima; mi accorgo che il nostro cliente sta diventando impaziente, e taglio corto.

Allora, rifacciamo tutta la strada da soli, e attraversiamo l’open space in cui c’è un certo trambusto. Gli operatori si danno il cambio, è davvero possibile che questi lavorino ventiquattro ore su ventiquattro? Non sarebbero affari miei, come non sono affari miei cosa accadrà nell’ufficio del capo tra cinque minuti o anche meno, quando la porta si aprirà per quella giovane signora con i capelli rossi che sta bussando.