Discussioni

di cristinadellamore

Lei mi stringe spasmodicamente la mano, forte, da farmi male, e intanto segue, concentratissima, il serrato botta e risposta tra la cugina ed il presidente della commissione; anche io ascolto, non capisco niente di tutto l’ambaradam in legalese stretto ma sono certa che qui la cugina si sta giocando assieme al voto di laurea un bel pezzo della futura carriera. Accanto a me c’è anche il professore che si morde le labbra e sembra ancora più teso di lei, alle mie spalle il fratellone che sento sospirare ogni tanto e che certamente non si è pentito di non aver voluto studiare, fondamentalmente c’è tutta la famiglia, scusa l’assenza mia cognata che tra figli e lavoro non ha proprio trovato il modo di arrivare all’università per assistere alla discussione della tesi della cugina.

In quest’aula che assomiglia un po’ a quella di un tribunale ci sono anche alcuni amici della cugina, invitati poi per una bicchierata al bar di San Lorenzo che pare va molto di moda tra gli universitari, mentre lei offrirà la cena a noi familiari ed abbiamo già prenotato al ristorante napoletano in po’ lontano da casa dove non sono mai stata e che non vedo l’ora di conoscere.

Mi distraggo, guardo lei e non la nuca della cugina o le facce dei professori e mi chiedo che effetto mi avrebbe fatto assistere alla laurea di lei; poi mi dico che allora io ero poco più di una bambina e che devo pensare all’oggi ed al domani, non certamente all’altro ieri. E l’oggi e’ lei che si preoccupa per un’altra, stando al mio fianco: per questo posso sopportarlo, mentre domande e risposte incomprensibili mi entrano in un orecchio ed escono dall’altro, lei continua a stringere forte la mia mano con la sua un po’ sudata e finalmente si rivolge a me approfittando di un attimo di silenzio per dirmi che le cose stanno andando bene , anzi benissimo.

E le cose vanno bene, anzi benissimo, anche per me. Lei dardeggia velocissima con la lingua e dall’orecchio mi arriva direttamente nel cervello, chissà quale interruttore ha spinto, uno dei tanti che io non so neanche di avere ma lei si, ed immediatamente ho voglia di inginocchiarmi davanti a lei, adorarla e servirla come ho imparato a fare ormai da tanto tempo da essere diventata una parte di me.

Non solo. Qui, in questa aula, con il rumore di fondo del dialogo tra la cugina ed i suoi esaminatori, la mia mano sempre stretta da quella di lei, improvvisamente mi sembra di essere, invece, nuda davanti a lei, e di sentire il sapore della pelle e della carne di lei sulla lingua, le dita forti e sottili di lei sulla nuca a guidarmi e infine la risata di gioia con la quale lei ha sempre premiato le mie graditissime fatiche.

Lei mi lascia la mano e comincia ad applaudire, mi devo essere persa qualcosa. Applaudo anche io e mi aspetto di festeggiare, stasera, e come si deve.