Spettacoli

di cristinadellamore

“Stasera usciamo, amore. Ti faccio una sorpresa”. Lei me lo dice dopo avermi dato il suo bentornata a casa, un bacio ed un abbraccio. Sono stanchissima, domani avrò una giornataccia, mi sento sporca, impolverata e appiccicosa di sudore mentre lei in jeans, camicetta e mocassini è ancora più belle ed elegante che mai. Mi lascio coccolare e vezzeggiare ancora per qualche minuto, un altro bacio, una carezza più precisa e decisa attraverso il tessuto un po’ stazzonato della gonna, e poi cedo. Adoro le sorprese quando è lei a farle.

Mi lascio aiutare a spogliarmi, farmi una doccia e rivestirmi – lei ha preparato anche per me biancheria pulita, con il reggiseno a balconcino che adoro indossare per vedere il desiderio crescere nei suoi occhi, la felpa un po’ più pesante e che mi va un po’ stretta per i ripetuti lavaggi, i miei jeans più logori e gli stivaletti borchiati. Mi aiuta anche ad indossare il giubbotto di finta pelle vintage, con le borchie e gli ampi risvolti che lasciano in evidenza le tette, poi mi porge la mano.

“Andiamo con la tua, ma guido io”. Ma certo, consegno le chiavi dello scooter e ne ho in cambio un bacetto sulla guancia per non rovinare il rossetto. Mi guarda di nuovo con attenzione e desiderio ed io sento la gioia di essere sua (non vi preoccupate, lei è mia quindi siamo pari).

“Manca qualcosa, amore. Metti anche questo, ti prego”. Dalla nostra scatola dei giochi ha estratto, e non me ne sono neanche accorta, il collare che a volte ci alterniamo a portare. Lo prendo e con le dita che tremano un po’ per l’eccitazione lo stringo alla gola; mi chiedo se stiamo andando ad una festa a tema, poi mi dico che la giornata è un po’ strana e l’ora non è quella giusta. Il collare mi cambia, come sempre: vorrei chiedere a lei dove mi porta, e invece taccio e la seguo disciplinatamente, disciplinatamente mi accomodo dietro di lei e mi reggo alle maniglie. Ne ho in cambio un cenno di assenso: non  posso toccare la Signora senza permesso.

E’ buio, il viaggio dura poco e mi rendo conto che siamo nel quartiere ex operaio ora particolarmente di tendenza. Arriviamo in una bella piazza purtroppo sconciata dai cassonetti della spazzatura e dal parcheggio selvaggio, dominata dalla mole di un cinema anni ’30. Siamo arrivate, e il cinema è diventato un teatro.

“Ho avuto due biglietti omaggio, conosco una delle attrici. Non ho idea di come sarà lo spettacolo, però”. Non importa; la seguo e ci accomodiamo, i posti sono abbastanza buoni, lei saluta da lontano un gruppetto di conoscenti vestiti da intellettuali: per essere una prima è parecchio alternativa e sembra che nessuno faccia caso al mio collare.

Si spengono le luci, lei mi prende la mano e dopo una breve carezza sul palmo la appoggia tra le cosce. Restiamo così per tutto lo spettacolo, tre donne che si dilaniano per ragioni che mi sfuggono. Non importa, attraversi i pantaloni sento il calore del corpo di lei e so di essere al mio posto, ed è bellissimo.

Finisce, applausi e per questo lei mi lascia libera – provo una piccola fitta di delusione, poi mi guida fino ai camerini e salutiamo l’attrice, incredibilmente magra, sulla quarantina e nonostante il trucco di scena si nota il reticolo di rughe. Neanche l’attrice fa una piega davanti al mio collare che porto fieramente, il mento in alto. Mi abbraccia, mi bacia e mi ringrazia per i complimenti, ed è subito ora di tornare a casa.

Una volta parcheggiato lo scooter lei  mi fa cenno di voltarmi faccia al muro, lì nel garage. Parla dalle mie spalle, mentre sento un tintinnare di metallo: “Ti porto al guinzaglio su per le scale”. Non è una domanda e non rispondo. Spero solo di riuscire a non venire prima di arrivare alla porta.