NERO (Una storia suggerita da lei, completamente di fantasia) – Undicesima parte

di cristinadellamore

La cameriera ha ancora gli occhi sbarrati e in più un cerchio bianco attorno alla bocca, mentre tutto il resto, dal collo in giù, è rosso acceso; però obbedisce, è il bello di avere letteralmente il coltello dalla parte del manico. Resto sola, e meno male: prima ancora di rivestirmi frugo nella borsetta, prendo il telefono e scatto un bel primo piano del balordo, che si veda bene la gola tagliata da un orecchio all’altro. Sapete, il Capo è un gran malfidato, ed anche un po’ tirchio, trova ogni scusa per risparmiare e deve essere tutto documentato altrimenti il bonifico non arriva. Per un istante penso quasi seriamente di tagliargli anche l’uccello ed offrirlo alla cameriera, poi mi torna in mente lo sguardo terrorizzato, capisco che è meglio, magari, un mazzo di fiori, e lascio perdere.

L’acqua della doccia scroscia ancora, e intanto io mi rivesto in fretta e recupero anche le chiavi della macchina. In condizioni normali non lo farei, ma qui siamo davvero sul lato oscuro della Luna, non mi va di dovermi sciroppare qualche ora a piedi prima di raggiungere un posto civile dal quale poter tornare a casa.

Mi avvicino al bagno, dal quale continua ad arrivare il rumore dell’acqua, e mi sistemo sulla spalla la tracolla della borsa: sono pronta, voglio sollecitare la cameriera perché non possiamo passare la notte qui e mi fermo; anzi, arretro di qualche passo, a distanza di sicurezza, perché la porta si sta aprendo lentamente, ma la doccia è ancora aperta.

Ho fatto un passo in meno del necessario: la porta viene spalancata, mi colpisce alla spalla e devo mollare la borsa per restare in piedi. La cameriera mi salta addosso, nuda e gocciolante, e diciamo che non è esattamente quello che mi aspettavo, visto che schivo per miracolo un pugno che avrebbe potuto rompermi il naso e sfuggo per un pelo ad una presa al collo. Recupero l’equilibrio e arretro come posso. Cedo spazio in cambio di tempo per impugnare il coltello, questa ragazza è più veloce di me ed ha un maggiore allungo, a mani nude non ho nessuna possibilità.

Schivo come posso un altro attacco, un calcio diretto alla rotula, e finalmente sono spalle al muro con il coltello saldamente in pugno. Vediamo l’effetto che fa. La cameriera non ha più espressione, è esclusivamente concentrata sulla lama che muovo lentamente in ampi cerchi. So per esperienza che il coltello fa una gran paura, forse più di una pistola, perché promette, prima della morte, anche il dolore: ci ho messo fin troppo tempo ad imparare la scherma con questa lama corta ed affilata, ed ho ancora adesso paura di affrontare un duello.

La cameriera è nuda e disarmata ma non sembra avere più paura del minimo indispensabile. Io sono ancora indecisa sulla strategia e lei viene di nuovo avanti; prova a passare sotto la mia guardia e la ricaccio indietro con una puntata. Devo anche essere andata a segno, ho sentito l’inconfondibile resistenza della carne ma non ho affondato per non perdere l’equilibrio; non posso controllare, continuo a fissare la mia avversaria negli occhi e accidenti a me, non ho ancora capito se magari è ambidestra o mancina, e così non posso ragionevolmente immaginare il lato dal quale mi attaccherà.

C’è un modo per evitare questo dubbio, ed è attaccare per prima. Con il coltello bisogna accorciare il più possibile la distanza, tanto da appoggiarsi spalla contro spalla, per affondare meglio il colpo. La cameriera è disarmata ma se è disposta a rischiare qualche taglio sugli avambracci può tenermi a lungo a distanza di sicurezza, quindi visto che non posso essere più veloce di lei devo ingannarla.

La guardo. Ha il respiro tranquillo, al contrario del mio, fin troppo accelerato, ed un taglio sotto la mammella sinistra, dove l’ho colpita. E’ netto, rosso acceso, perde un filo di sangue che le scorre sul ventre piatto e muscoloso. Almeno l’ho costretta sulla difensiva, e visto che non possiamo restare qui fino a domani mattina, con il corpo del balordo sul divano, decido di prendere l’iniziativa.

Vengo avanti e capisco subito che è una pessima idea, perché la cameriera approfitta per contrattaccare mentre sono vulnerabile. Ho appena il tempo di proteggermi col braccio sinistro per ammortizzare il colpo, mi è venuta addosso in un lampo ed è subito rimbalzata via, sfuggendo al mio fendente, che non era troppo convinto.

Siamo a due metri di distanza, mi bilancio meglio che posso e provo ad affondare: fingo una puntata, porto un fendente da sinistra a destra. La cameriera si sbilancia per schivare e scopre il fianco destro. L’affondo è addirittura scolastico ma ha fatto male i conti, il coltello colpisce una costola senza affondare e mi sfugge addirittura di mano.