Non abbiamo bisogno di nomi

di cristinadellamore

Pensavo che lei li avesse buttati via, ma mi sono ritrovata davanti la maglietta ed i jeans che indossavo la prima volta che l’ho incontrata. Lavati, accuratamente piegati, in fondo ad uno dei tanti cassetti di questa casa che era sua e adesso è nostra.

Speravo e temevo che avesse buttato via tutto.

Stavo lì a guardare ed a ricordare: sentivo lo stesso dolore lì dove avevo accolto un uomo senza troppe cautele, lo stesso groppo in gola per la fame e stavo per mettermi a piangere, proprio come quel giorno, sulla panchina di marmo a qualche decina di metri dal suo portone, e lei passava di lì con una busta di plastica con il marchio dell’enoteca di cui siamo clienti. E io le spiegavo che piangevo per la fame e lei mi offrì la sua cena e pagò anche per il mio tempo.

“Ne abbiamo bisogno, per ricordare”.

Lei mi era arrivata alle spalle con passo leggero, mi aveva abbracciata mettendomi delicatamente le mani sul seno e mi aveva parlato all’orecchio a voce bassa.

“Quel giorno non ti ho voluta, non potevo aggiungermi a quegli uomini”.

Non lo avevo capito allora, lo capisco adesso: mi ha amata dal primo momento in cui mi ha vista.