Saldi per due
di cristinadellamore
Ci siamo sempre rifiutate di fare la coda fuori dai negozi delle grandi marche, in queste circostanze, ma certamente non disdegniamo un po’ di shopping a basso costo, un paio di volte l’anno.
I saldi sono cominciati davvero presto, e comunque ogni settimana, nei negozi semivuoti del viale commerciale ad un passo da casa, fioriscono offerte, sconti e promozioni. Però è bello avere un appuntamento di questo genere, quindi scarpe comode, tessera bancomat a portata di mano e via andare.
Prima tappa: biancheria. Niente di sexy, provviste di reggiseni e mutandine pratici, da utilizzare ogni giorno. “Anche due volte al giorno”, dice lei una volta al mese. Scontate del cinquanta per cento sono un affare. Lei poi ha controllato, si è fermata davanti alla vetrina dieci giorni fa ed ha scattato un paio di foto, e lo sconto, ha detto, è vero, niente scherzi tipo prezzo base rialzato.
Cedo alla tentazione e prendo anche una sottoveste nera, semplicissima, puro tessuto sintetico ma luccica come seta. Resto delusa, la provo e mi trovo con il seno che scappa da tutte le parti, esco dal camerino facendo segno di no con la testa, fino a che la commessa non mi suggerisce di provarla tenendo il reggiseno addosso, ed è la soluzione. Lei sorride e aggiunge al mucchietto anche un altro reggiseno, più piccolo e del colore adatto; lo metterò per farle piacere, e farà piacere anche a me.
Seconda tappa, un nuovo tailleur per lei, e ne prendo uno anche per me. Lo scelgo rosso cupo, mi strizzo nella giacca, ed è lei che mi suggerisce di togliere la camicetta: così in effetti è tutta un’altra cosa. Il simpatico commesso fa finta di essere un po’ scandalizzato ma mi rivolge un’occhiata di apprezzamento: fa sempre piacere, qui ci torneremo. Lei non vuole rinunciare al nero, lo vorrebbe di taglio ancora più severo, ma si accontenta: le sta benissimo, mi fa venire voglia di toglierglielo di dosso lì su due piedi. Il commesso suggerisce di scendere di una taglia, lei sorride e dice di no, preferisce stare comoda. E preferisce poter aprire le gambe, rialzare la gonna ed accettare le mie carezze senza dover trattenere il fiato, lo capisco benissimo e la accontenterò.
“Ti serve un nuovo piumino”, dichiara alla fine, “te lo regalo io”. Sì, perché ormai non viaggio più in moto con lei, almeno non per andare al lavoro, quindi basta giacconi tecnici; ho già un bel cappotto che mi ha regalato l’altr’anno, ma questo inverno sembra fin troppo rigido ed il mio giubbotto di pile non è abbastanza caldo.
Di piumini ce ne sono in quantità, un po’ in tutte le vetrine; lei punta dritta su un negozio di abbigliamento sportivo, sequestra una commessa molto giovane, dagli occhi allegri dietro gli occhiali con una spessa montatura nera, e le spiega per filo e per segno quello che sta cercando. Io non riesco ad infilare una mezza parola ma non importa, mi fido, infilo e tolgo tre o quattro piumini sempre più caldi e leggeri, qualcuno corto, qualcuno più lungo, alla fine mi trovo in un abbraccio addirittura lussuoso, mi arriva alle ginocchia, mi stringe delicatamente in vita, insomma è bellissimo.
“E’ come il tuo, di abbraccio”, le dico sottovoce, ma non abbastanza per non farmi sentire dalla commessa, che piega le labbra in una piccola smorfia. Così giovane e già omofoba? Spero proprio di no.
E’ anche il più caro, ovviamente. Lei spazza via le mie obiezioni con un gesto dei suoi, devono impararlo a Giurisprudenza, è qualcosa che mi ricorda toga e facciola, un imputato affranto nella gabbia, una corte di giudici dall’espressione severa.
Ci avviamo alla cassa e le dico che non l’ho mai vista con la toga. Lei non si sorprende per una frase che sembra completamente fuori posto; mi risponde: “Papà me la regalò quando passai l’esame di ammissione, non credo di averla mai messa, ma lo farò volentieri per te”. La toga, e nient’altro: non c’è bisogno di dirlo.
Davanti alla cassa sono esposti dei giubbotti di pelle, bellissimi, proposti con maglioni ruvidi e pelosi. Colgo la sua occhiata. E sia, sarà questo il mio regalo per lei. E cosa importa se la commessa, un po’ scandalizzata, ci dice che sono per uomo?
Deliziosa quotidianeità!
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e sia chiaro che io non vi conosco eh … ma , insomma … ecco … io vi amo eh 🙂
nebbia
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